Venerdì 11/01
Era un po' che non mettevo le mani sulla roccia per
salire una montagna da una via "simpatica" che non fosse il normale
sentiero, volevo divertirmi. Venerdì leggo qualche relazione, mi
consulto con il Brusa e in serata esco la proposta al gruppo (con buona
pace dell'itagliano): domenica si va a fare la ferrata del Grona. Non
proprio una bazzecola, lunga ma sicuramente alla nostra portata. Oh, poi
la relazione dice che ci sono pure due vie d'uscita anticipata e che
per tutta la ferrata il panorama è spaziale, siamo infatti ad una
manciata di chilometri a nord di Bellagio e la visuale si estende ad
entrambi i rami del lago. Visto che la meta si trova sulla sponda
sbagliata del lago, dalla regia mi dicono che quella giusta è ovviamente
la lecchese, stabiliamo il ritrovo per tutti direttamente alle 8.48
alla partenza della gita.
Sabato 12/01
Ndr - Più o meno tra
le 19.30 e la 01.00 sono con Marta in un locale a Lecco ad una festa di
compleanno che oserei definire "importante" (uagliò, capisci ammè)
Domenica 13/01
Alle
6.30 quella stronza della sveglia decide di suonare e, ancor prima di
aprire gli occhi, mi rendo conto che la serata mi ha regalato un bel mal
di testa. Un istante dopo sento che fuori dalla finestra eolo sta
soffiando alla grande in quel di Lecco, prego quindi qualche santo che
lo faccia smettere. Con Marta ci mettiamo in macchina puntuali ma
entrambi dobbiamo ancora fare colazione, ci fermiamo così da "Zenzero e
Cannella", un posto spaziale dove ci sono talmente tanti tipi di
brioches che ci mettono più tempo a dirteli tutti che tu a mangiarne una
intera. Se prima eravamo puntuali ora di sicuro non lo siamo più. In un
battibaleno siamo a Como, ci compattiamo con Erica e Brusa, e corriamo
verso il ritrovo con gli altri non senza esserci prima scontrati con
l'incapacità di un gruppetto di vecchietti nel farsi dare da una
parchimetro il ticket per il transito sulla strada. Diamine, bastava
semplicemente digitare il numero di targa prima di inserire gli euri. E
fu ritardo bis.
Finalmente arriviamo al parcheggio dove ci attendono
Clara, Danielo, Enzo e Fra. Ci salutiamo e siamo pronti a partire
cullati da temperature fin troppo miti per il periodo e con la bella
notizia che il vento è calato (visto che serve pregare i santi? Ora
sotto a chiedere intercessioni per far arrivare la neve!). In meno di
un'ora arriviamo al rifugio Menaggio che è uno splendido balcone
affacciato sul lago sottostante, ci rifocilliamo e riprendiamo il
sentiero alla volta della partenza della ferrata che dista una ventina
di minuti. Ovviamente non ci facciamo sfuggire l'occasione di mettere un
adesivo mulesco su un segnavia verginello.
All'alba delle 11 arriviamo alla partenza della ferrata, ci
imbraghiamo e facciamo il selfie pre-partenza stile "Ave Cesare,
morituri te salutant"
Parte per primo Fra seguito da
Danielo, Enzo, Clara ed Erica. Chiudiamo io, Marta e Brusa che rimaniamo
un attimo indietro a dare due dritte alla fanciulla visto che è alle
prese con la sua prima ferrata. L'inizio rispecchia subito quello che
sarà il leitmotive di tutto il percorso: verticalità belle sostenute con
punti molto ben arrampicabili alternati ad altri dove occorre
necessariamente utilizzare la catena.
Dopo qualche
istante di ambientamento con la roccia la salita procede bene, lascio
passare Brusa e ci avviciniamo a qualche passaggino divertente;
risaliamo un breve camino mungendo con ignoranza la catena per poi
affrontare il primo di diversi salti tra rocce non continue tra loro che
ci richiederanno alcune spaccate plastiche (Brusa, non è necessario che
mi ringrazi per la foto).
Arriviamo così più o meno
indenni al termine del primo dei tre torrioni dilettandoci anche a far
fruttare nozioni pseudo-alpinistiche creando una staffa con moschettone e
fettuccia in un punto ostico per alcuni. Clara ci confida di sentirsi
stanca e sfrutta la via d'uscita dalla ferrata per riportarsi sul
sentiero principale, la ritroveremo mooolto più tardi in vetta. Nel
frattempo Fra procede spedito seguito da tutti gli altri mentre con
Marta "preferiamo tenerci a distanza"; metti mai che qualcuno rilasci
una loffa che ci inebria al punto tale da perdere il già precario
equilibrio. Nel frattempo il panorama intorno a noi è splendido come
promesso
Alla base del terzo ed
ultimo torrione della ferrata Danielo decide che è il momento di
abdicare sfruttando la seconda via uscita, secondo la relazione questo
sarebbe stato il meno arrampicabile e più adatto a chi ha braccia con
ancora qualche energia da spendere come solo i veri mungitori di catene
sanno fare. Poco dopo anche Marta e il sottoscritto prenderanno la
stessa decisione, sofferta, anzi, soffertissima perché non è mai bello
abbandonare una via dopo che ne hai percorsa il 70%. In montagna però
sono convinto che il saper rinunciare sia un valore, bisogna avere la
lucidità di leggersi e capire che in alcuni casi andare avanti
significherebbe pisciare fuori dal vaso perché una ferrata dura come
questa, unita al pessimo livello di allenamento, ti sfianca.
Chi per
il sentiero, chi per la ferrata, in breve arriviamo tutti in vetta al
Grona dove già ci attende Clara. Sono le 15, ci abbiamo messo quasi
quattro ore... ma che gran figata! Immediatamente prendo il telefono e
faccio il mio consueto atto feticista di vetta: il photosphere. La
visuale è mozzafiato, a sud sulla biforcazione dei due rami del lago di
Como, a est sul Legnone (salito in sana ravanata ad inizio dicembre con
Luchino, Ste Riva e Brusa), a ovest su Lugano e il suo lago, a nord
sulle montagne svizzere sormontate dalle nuvole. Mentre le guardiamo
notiamo una linea opaca che sembra tagliarle di netto, il Brusa sostiene
che sia una nevicata in atto, Fra ed Enzo gli danno del pirla. Mangiamo
qualcosa, beviamo un sorso di whisky e approfittiamo di due ragazzi
per farci fare l'immancabile foto di vetta.
Una volta terminate le operazioni di rito ci rimettiamo in
cammino sulla via del ritorno, il sentiero incontra quelli provenienti
dalle due via d'uscita della ferrata e ci rendiamo conto che entrambi
sono chiaramente identificati anche come vie d'accesso per il soccorso
alpino, segno che le persone che si incrodano lassù non sono mica poche.
In un'oretta e mezza siamo comodamente alle macchine anche se il
sentiero me lo ricordavo decisamente più breve ma si sa, al ritorno la
strada sembra sempre più lunga. Arriviamo che le ultime luci del sole
toccano le cime delle montagne più alte mentre le nuvole si fanno
dipingere di colori stupendi creando un effetto che la stupida macchina
fotografica non è in grado di apprezzare. Da lì in poi sono saluti e
baci in vista della prossima avventura.
Ndr
- la sera mi metto a selezionare le foto della giornata, mi rendo conto
di aver cancellato l'unico photosphere che avevo fatto
(!x!$£%&/£$?!€£$£?§€)
W La M.U.L.A.
W le ferrate
W le prime volte
W la testa sulle (s)palle
W Gesù
Vostro Loris
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