domenica 20 gennaio 2019

FERRATA MONTE GRONA!

Venerdì 11/01
Era un po' che non mettevo le mani sulla roccia per salire una montagna da una via "simpatica" che non fosse il normale sentiero, volevo divertirmi. Venerdì leggo qualche relazione, mi consulto con il Brusa e in serata esco la proposta al gruppo (con buona pace dell'itagliano): domenica si va a fare la ferrata del Grona. Non proprio una bazzecola, lunga ma sicuramente alla nostra portata. Oh, poi la relazione dice che ci sono pure due vie d'uscita anticipata e che per tutta la ferrata il panorama è spaziale, siamo infatti ad una manciata di chilometri a nord di Bellagio e la visuale si estende ad entrambi i rami del lago. Visto che la meta si trova sulla sponda sbagliata del lago, dalla regia mi dicono che quella giusta è ovviamente la lecchese, stabiliamo il ritrovo per tutti direttamente alle 8.48 alla partenza della gita.

Sabato 12/01
Ndr - Più o meno tra le 19.30 e la 01.00 sono con Marta in un locale a Lecco ad una festa di compleanno che oserei definire "importante" (uagliò, capisci ammè)

Domenica 13/01
Alle 6.30 quella stronza della sveglia decide di suonare e, ancor prima di aprire gli occhi, mi rendo conto che la serata mi ha regalato un bel mal di testa. Un istante dopo sento che fuori dalla finestra eolo sta soffiando alla grande in quel di Lecco, prego quindi qualche santo che lo faccia smettere. Con Marta ci mettiamo in macchina puntuali ma entrambi dobbiamo ancora fare colazione, ci fermiamo così da "Zenzero e Cannella", un posto spaziale dove ci sono talmente tanti tipi di brioches che ci mettono più tempo a dirteli tutti che tu a mangiarne una intera. Se prima eravamo puntuali ora di sicuro non lo siamo più. In un battibaleno siamo a Como, ci compattiamo con Erica e Brusa, e corriamo verso il ritrovo con gli altri non senza esserci prima scontrati con l'incapacità di un gruppetto di vecchietti nel farsi dare da una parchimetro il ticket per il transito sulla strada. Diamine, bastava semplicemente digitare il numero di targa prima di inserire gli euri. E fu ritardo bis.
Finalmente arriviamo al parcheggio dove ci attendono Clara, Danielo, Enzo e Fra. Ci salutiamo e siamo pronti a partire cullati da temperature fin troppo miti per il periodo e con la bella notizia che il vento è calato (visto che serve pregare i santi? Ora sotto a chiedere intercessioni per far arrivare la neve!). In meno di un'ora arriviamo al rifugio Menaggio che è uno splendido balcone affacciato sul lago sottostante, ci rifocilliamo e riprendiamo il sentiero alla volta della partenza della ferrata che dista una ventina di minuti. Ovviamente non ci facciamo sfuggire l'occasione di mettere un adesivo mulesco su un segnavia verginello.






All'alba delle 11 arriviamo alla partenza della ferrata, ci imbraghiamo e facciamo il selfie pre-partenza stile "Ave Cesare, morituri te salutant"


Parte per primo Fra seguito da Danielo, Enzo, Clara ed Erica. Chiudiamo io, Marta e Brusa che rimaniamo un attimo indietro a dare due dritte alla fanciulla visto che è alle prese con la sua prima ferrata. L'inizio rispecchia subito quello che sarà il leitmotive di tutto il percorso: verticalità belle sostenute con punti molto ben arrampicabili alternati ad altri dove occorre necessariamente utilizzare la catena.


Dopo qualche istante di ambientamento con la roccia la salita procede bene, lascio passare Brusa e ci avviciniamo a qualche passaggino divertente; risaliamo un breve camino mungendo con ignoranza la catena per poi affrontare il primo di diversi salti tra rocce non continue tra loro che ci richiederanno alcune spaccate plastiche (Brusa, non è necessario che mi ringrazi per la foto).


Arriviamo così più o meno indenni al termine del primo dei tre torrioni dilettandoci anche a far fruttare nozioni pseudo-alpinistiche creando una staffa con moschettone e fettuccia in un punto ostico per alcuni. Clara ci confida di sentirsi stanca e sfrutta la via d'uscita dalla ferrata per riportarsi sul sentiero principale, la ritroveremo mooolto più tardi in vetta. Nel frattempo Fra procede spedito seguito da tutti gli altri mentre con Marta "preferiamo tenerci a distanza"; metti mai che qualcuno rilasci una loffa che ci inebria al punto tale da perdere il già precario equilibrio. Nel frattempo il panorama intorno a noi è splendido come promesso



Alla base del terzo ed ultimo torrione della ferrata Danielo decide che è il momento di abdicare sfruttando la seconda via uscita, secondo la relazione questo sarebbe stato il meno arrampicabile e più adatto a chi ha braccia con ancora qualche energia da spendere come solo i veri mungitori di catene sanno fare. Poco dopo anche Marta e il sottoscritto prenderanno la stessa decisione, sofferta, anzi, soffertissima perché non è mai bello abbandonare una via dopo che ne hai percorsa il 70%. In montagna però sono convinto che il saper rinunciare sia un valore, bisogna avere la lucidità di leggersi e capire che in alcuni casi andare avanti significherebbe pisciare fuori dal vaso perché una ferrata dura come questa, unita al pessimo livello di allenamento, ti sfianca.
Chi per il sentiero, chi per la ferrata, in breve arriviamo tutti in vetta al Grona dove già ci attende Clara. Sono le 15, ci abbiamo messo quasi quattro ore... ma che gran figata! Immediatamente prendo il telefono e faccio il mio consueto atto feticista di vetta: il photosphere. La visuale è mozzafiato, a sud sulla biforcazione dei due rami del lago di Como, a est sul Legnone (salito in sana ravanata ad inizio dicembre con Luchino, Ste Riva e Brusa), a ovest su Lugano e il suo lago, a nord sulle montagne svizzere sormontate dalle nuvole. Mentre le guardiamo notiamo una linea opaca che sembra tagliarle di netto, il Brusa sostiene che sia una nevicata in atto, Fra ed Enzo gli danno del pirla. Mangiamo qualcosa, beviamo un sorso di whisky e approfittiamo di due ragazzi per farci fare l'immancabile foto di vetta.




Una volta terminate le operazioni di rito ci rimettiamo in cammino sulla via del ritorno, il sentiero incontra quelli provenienti dalle due via d'uscita della ferrata e ci rendiamo conto che entrambi sono chiaramente identificati anche come vie d'accesso per il soccorso alpino, segno che le persone che si incrodano lassù non sono mica poche. In un'oretta e mezza siamo comodamente alle macchine anche se il sentiero me lo ricordavo decisamente più breve ma si sa, al ritorno la strada sembra sempre più lunga. Arriviamo che le ultime luci del sole toccano le cime delle montagne più alte mentre le nuvole si fanno dipingere di colori stupendi creando un effetto che la stupida macchina fotografica non è in grado di apprezzare. Da lì in poi sono saluti e baci in vista della prossima avventura.





Ndr - la sera mi metto a selezionare le foto della giornata, mi rendo conto di aver cancellato l'unico photosphere che avevo fatto (!x!$£%&/£$?!€£$£?§€)

W La M.U.L.A.
W le ferrate
W le prime volte
W la testa sulle (s)palle
W Gesù


Vostro Loris

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