domenica 12 marzo 2023

FINISCE SEMPRE IN BIRRA...

Come di consueto finiamo in uno dei bar della zona.
Non troppo lontano del luogo di partenza dell'escursione.
Preferibilmente un locale senza pretese e ruspante.
Preferibilmente con belle bariste...
E' una bella giornata e rimaniamo sui tavolini all'esterno.
Ordiniamo 7 birre e 2 radler.
Il tempo passa ed il bomber Bona si fa sempre più silenzioso.
Tra tutti noi è quello che più ha necessità di introdurre alcool nel suo corpo.
La cameriera finalmente arriva.
Si scusa del ritardo, aveva finito il fusto...
Possiamo brindare a Luchino pistolero e ci "scofaniamo" le birre.
L'arsura è tanta.
Il Bona torna in se e comincia con i suoi racconti...
Ancora qualche cazzata ed arriva il momento di salutarci.
C'è sempre calore noi nostri commiati, c'è sempre emozione e gratitudine.
Un ultimo abbraccio e via!
Ciascuno per la sua strada su macchine diverse in base al luogo di provenienza.
Un fastidioso sole che cala ci accompagna per tutto il viaggio.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------
La sveglia è alle 4.09.
Salto letteralmente giù dal letto.
Sono riposato e reattivo.
Metto la pasta al ragù a scaldare nel microonde e la mangio celermente.
Mi vesto e scendo in strada ad aspettare Bod.
Prima recuperiamo Luca e poi raggiungiamo gli altri al parcheggio della Galbusera di Agrate.
Ci compattiamo e poi su, questa volta nella bresciana.
Tappa ad un Bar lungo il lago d'Idro per un caffè.
Arriviamo a Sommaprada e, non senza fatica, ci compattiamo con Berry e Bona.
Il tempo di vestirsi e poi su!
La meta di oggi è la Cima Bacchetta dal Canale del Canyon.
Brusa e Tino partono a cannone e mi trovo, come spesso accade, in rincorsa.
Son sotto antibiotico ed un pò fiacco.
Il paradosso è che, rispetto alle tempistiche, non vado piano io, ma vanno troppo forti loro!!
Il sentiero sale irto in un vallone.
Arriviamo ad un passo e vediamo il nostro canale.
Qualcuno lo sta già affrontando.
Ci calziamo i ramponi e tiriamo fuori le picche.
Luchino torna a tirare fuori le sue picozze Matrix.
Per un secondo, un fantastico secondo che non siamo riusciti ad immortalare lo vediamo così:
Fiero e composto nella suo vestiario tecnico con la Matrix infilate alla sua destra ed alla sua sinistra nel porta oggetti dell'imbrago.
Un vero pistolero ai nostri modesti occhi!
Il merda non vorrà poi farsi fotografare in questa posa.
Scambio due battute con Berry :

"Berry, ma perchè non siamo come le persone normali che il sabato mattina si svegliano alle 10.31, vanno al bar a fare colazione e l'aperitivo?"
... In realtà la mia non è una domanda...
E' il rinnovo di una ricerca di senso che so che troverò certamente durante la giornata.

E' un canale molto estetico quello del Canyon che affrontiamo abbastanza celermente.
Saliamo incastonati in mezzo a due pareti di roccia che, nel punto più stretto non è più ampio di 2 metri.


Son 500 metri di canale bellissimi!
...Il bianco della neve, il grigio della roccia...




Paolino misura l'esposizione del canale ... 40/45 gradi...


La neve non è rigelata e, nella parte alta non è bellissima.
Superiamo senza problemi un salto di rocce ingaggioso.


Ne usciamo e veniamo abbracciati dal vento.


Mi accorgo che mancano ancora 300 metri alla nostra vetta.


Togliamo i ramponi
Mi trovo a corto di energia e mi sparo una barretta.
Procedo lento.
Gli altri sono già avanti.
Dietro di me solo il buon Paolino.
Arrivo in vetta.
Purtroppo il tempo non è bellissimo.
Lascio un sasso errante della Mula...




Il cielo è coperto e ci priva di quella luce che desidereresti avere quando sei in cima ad una vetta.
Mangiucchiamo qualcosa e poi scegliamo di ripartire.
Ricalziamo i ramponi ed affrontiamo la discesa per la normale, un canale parallelo a quello della salita.
La neve è terribile. Sfondosa e non portante.
Mi rendo immediatamente conto che per me è troppo rischioso scendere con il corpo a valle, così che mi trovo a scendere per più di 400 metri con faccia a monte.
Sembro il Dottor Zoidberg di Futurama e vengo dolcemente schernito per questo.

A tratti ho mal di schiena.
Alla fine il canale spiana un pò e scendo anche io come le persone normali.
Con me Luca e Paolino, gli altri sono infondo a rimettere via il materiale.
Stufo di avere il rampone sul piede sinistro lo tolgo pensando chissà come che la neve non sarebbe stata scivolosa.
Errore mio!!!
Senza un rampone procedo cautamente e lentamente per evitare di scivolare fino a raggiungere i miei amici.


Pranziamo guardandoci attorno stupendoci della bellezza dell'ambiente in cui siamo.
Mangiamo e chiacchieriamo soddisfatti.

Guardo Berry e gli dico: "Ecco perchè ci alziamo alle 4 per andare sui monti"!!

Paolino, come di consueto si concede il permesso di urinare guardando il panorama.


Le temperature si alzano e abbiamo sete.
Ritorniamo alle macchine e poi al bar.
Si, perchè le avventure in montagna, le avventure Mula finiscono sempre in birra!!
Credo, da buon amante della fatica, che questa non basti a giustificare le levatacce.
C'è di più!
Il condividere, nella fatica e nella gioia della vetta un'esperienza con altri.
Il condividere, davanti ad una meritata birra, la bellezza dell'aver persone con cui vivere una passione così bella e travolgente.
Il ringraziare quelli che ti hanno sostenuto o semplicemente affiancato.
La birra è un sacro rito!
Per me, sempre più, l'andare sui monti necessita di un momento di sosta prima del commiato.
Di un momento che sappia di grazie e di sana ignoranza.
Di un momento che rinnovi il senso della fatica.




                                                                    VIVA LA MULA!!!
                                                                    VIVA I CANALI!!!
                                                                    VIVA LA BIRRA!!!
                                                                    VIVA GLI AMICI!!!


Danielo

















































                                              

venerdì 10 marzo 2023

UN C.D.A. ALTERNATIVO E UN ARTICOLO SCONCLUSIONATO


Di solito i nostri CDA hanno cliché ben definiti: ritrovo a casa di qualche personaggio di buon cuore che mette a disposizione la sua magione, si inizia bere qualcosa mentre ci si intrattiene nei convenevoli, si continua a bere mentre ceniamo, beviamo mentre si discutono i punti all’ordine del giorno, Danielo è ubriaco, fine della serata.

Il 4 febbraio però è stato diverso, ma andiamo con ordine. Un bel giorno infrasettimanale di gennaio mi sveglio la mattina talmente voglioso di lavorare che mi viene in mente un’idea: perché non fare un CDA alternativo? Propongo così ai muli di farlo magari in montagna, magari con salita notturna, magari sostando in un rifugio per cenare (d’altra parte la cena non può mancare nel rituale propiziatorio di ogni CDA che si rispetti), magari tornando al punto di partenza in un tempo decisamente più veloce di quello di salita, magari facendo tutto questo in una sera di luna piena che illumina da sola il percorso.

L’idea sembra raccogliere svariati pareri positivi tanto che mi metto in moto, chiamo il rifugio e chiedo di prenotare per 19 (si sa, i CDA sono aperti anche ai rispettivi “+1” dei membri democraticamente eletti) alle 19 (e trenta) del 19. No, questo no, del 4 febbraio. Sollievo, il posto c’è, le membra affaticate del CDA potranno essere adeguatamente ristorate e le assetate gole rinfrescate.

In questo andare con ordine facciamo, ovviamente, un passo indietro: ma esattamente cosa vuol dire “tornando al punto di partenza in un tempo decisamente più veloce di quello di salita”? Vuol dire che all’andata ti fai lo sbattimento di trascinarti, per i 600 mt di dislivello che separano la partenza dal rifugio, il mezzo prescelto con cui poi dovrai scendere: il bob!

Ritorniamo all’ordine, per ora ho solo detto il “come” non ho ancora parlato del “dove”. Il 4 febbraio ci diamo appuntamento alle 16.30 a Caspoggio (stupendo amore mio) per ritirare i bob di coloro i quali dei quali dei quali ne hanno richiesto il noleggio. Secondo appuntamento per tutti a San Giuseppe per le 17, partenza prevista a camminare alle 17.30. Ovviamente Marta, Bolla e me medesimo buchiamo tutti i checkpoint possibili ed arriviamo alle 17.40. Sto ancora ringraziando i due fenomeni che hanno deciso di stamparsi nella galleria del sommo Monte Barro lo stesso giorno a distanza di tre ore l’uno dall’altro, creando ovviamente code indicibili. Ringrazio anche me stesso per non aver impostato il navigatore, tanto che serve metterlo? La strada la so a memoria. Si narra che scesero sacramenti come se piovesse.

Bando alle ciance, sono finalmente le 17.45 e iniziamo a salire. Qualche mulo di poca fede è dubbioso sul portare o meno i bob, effettivamente in questo non-inverno la neve è poca e al parcheggio proprio non ce n’è. Da buon conoscitore del luogo rassicuro con paterno affetto che le loro fatiche saranno ripagate, già che ci sono li perdono anche per questo flebile atto di insubordinazione.

La salita procede spedita lungo la carrozzabile innevata che sale prima ai Barchi e, da lì, si addentra nel bosco fino a giungere dopo svariati tornanti al lago Palù e quindi all’omonimo rifugio. È una sera stupenda, non c’è una nuvola in cielo e il lago ghiacciato coperto di neve è illuminato dalla potente luce della luna piena. Bello fuori, ma la pancia chiama e così entriamo in rifugio dove ci hanno riservato un tavolata ben apparecchiata davanti ad un stupendo camino acceso. Peccato che il Brusa e il sottoscritto avessero esattamente alle spalle anche una stufa a legna ovviamente in funzione. A Ferragosto avrei avuto meno caldo.

La cena è abbondante con l’antipasto a base di salumi e formaggi, bis primi con pizzoccheri e ravioloni al ragù di cervo al quale seguono svariati bis delle suddette pietanze. Il tutto innaffiato da abbondante vino rosso della casa. Stiamo già rotolando quando arriva la crostata che chiude la nostra cena. Oh, nel frattempo abbiamo anche fatto il CDA dove sono stati stilati gli eventi salienti dell’anno, noi mica si è in giro a cazzeggiare. Caffè, ammazzacaffè e poi tutti fuori che inizia il bello.



Prima di partire facciamo la foto di rito, sia mai che qualcuno va dritto al tornante e non lo rivediamo più. La partenza è col botto, nel senso che 10 metri sotto il rifugio vedo Ernesto che si stampa col bob conto il muro. Poi si narra che si sia ricordato come si guida il mezzo e abbia gareggiato col Bolla e Medio fin sulla linea del traguardo. Detto dei primi tre piloti, ma mano partiamo tutti alla spicciolata. Alla luce delle frontali affrontiamo i tornanti in serie come fossero chicane e lasciamo andare i freni nei tratti di scorrimento. In circa mezz’ora siamo alle auto e, sorpresa delle soprese, la conta di morti e feriti recita “zero” ad entrambe le voci. Insomma, un successo!

 

                                                                            W la Mula!!!

                                                                   W i CDA alternativi!!!

                                                                             W i bob!!!

  

PS: cosa mi porto a casa da questa esperienza? Adesso metterò il navigatore anche per andare al cesso, sia mai che arrivo ed è già occupato

 

                                                                                   Loris