mercoledì 23 marzo 2016

M.U.L.A. El Grignù

Balisio - sabato 13 febbraio 2016
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I quattro prodi moschettieri M.U.L.A. con passo sicuro non si voltano mai indietro!!

Membri presenti:

Daniele “Danielo” Cambiaghi
Luca “Luchino” Cambiaghi
Sara Saito *fresca di battezzo M.U.L.A.*

Mattia “Barbetta” Confalonieri  *fresco di battezzo M.U.L.A.*

Saverio “Zaveriooo” Ghilardi



L’Antico Vaso andava portato in salvo…

Il meteo prevedeva tempo incerto.
Senza fretta i membri M.U.L.A. si trovano al parcheggio della Chiesetta del Sacro Cuore a Balisio poco prima delle ore 9:45, dopo una guida decisamente sportiva su fango e neve: la sera prima il cielo aveva spazzolato le montagne di bianco ancora. 🌨

Era sì incerto il tempo, qualche nuvola doveva pur passare, però all’inizio il sole scaldava e l’azzardo di andare sul Grignone si capì subito che fu una buona scelta! 😄 

Danielo provvede al battezzo, secondo il rituale pagano, dei 2 neonati membri: Sara e Mattia.





Lo stesso sole ha sciolto la neve che nella prima mezz’ora avremmo altrimenti incontrato. Volgendo in su lo sguardo dopo un paio di curve , prima di imboccare il Pialeral, si vede fin troppo bene che tutta la faccia Est del Grignone è immersa nella neve, si distinguono i primi escursionisti invernali che come formiche disegnano la salita de Il Muro del Pianto, ultimi 500m ripidi o ripidissimi che collegano i Comolli alla cresta Nord.
  






Saverio (ndr: che sarei io) soffre il caldo, sarà presto in maglietta e non gli riuscirà di convincere gli altri membri che fa caldo, loro non gli credono.


Superiamo il Rifugio Antonietta e facciamo una breve pausa, si inizia a salire per davvero in direzione dei Comolli, la traccia è ben fatta, si vede che molta gente è salita e sta salendo! 


Inizia a rannuvolarsi come da previsioni, tira anche vento, la salita è piuttosto monotona: in fila noi ed in fila gli altri, un enorme cosa sino alla cima, fa freddo, ma per la M.U.L.A. non è problema di cui preoccuparsi!

A sinistra le nuvole sfiorano la vetta della Grignetta, è un bellissimo panorama che ci ristora prima di ingaggiare il Muro del Pianto.


Ramponi ai piedi e via!
Tutti e cinque procediamo sul ripidissimo tracciato, non esistono tornanti che smorzino la pendenza, il freddo di fa più acuto e con lui la neve sin ghiaccia, perciò è frequente che gli alpinisti che ormai stanno scendendo in fuoripista stacchino brevi blocchi di neve compatta che rotola giù addosso agli ultimi arrivati. Nulla di pericoloso per i membri di questo nobile club che è la M.U.L.A. .
Citando il nostro Simone Moro : “Tamara non è arrivata in cima perché diceva che da sotto le foto venivano meglio” così è stato per Sara che ha stretto i denti, ma non ha saputo rinunciare alla sua vena artistica , si fermerà all’incominciare della cresta che va percorsa in direzione Sud a far fotografia a destra e a manca. 

Forza Sara!!


Le nuvole sempre più scure, il freddo è micidiale: togliere il guanto dalla mano per scattare questa fotografia mi è costato due falangi. BRRR!!

Davanti al gruppo sono Daniele, Saverio e Luca, che insieme percorrono la cresta prestando attenzione alle cornici di neve ed al sottile corridoio della traccia che costringe a stringersi sul fianco quando si fa a doppio senso di marcia.



Raggiungiamo la pace quando riconosciamo tra il ghiaccio la croce di vetta, ci facciamo scattare una foto e corriamo nel Rifugio Brioschi, caldo, accogliente Rifugio Brioschi. 



 Mattia ci raggiungerà poco dopo, era rimasto a dare una mano a Sara, ed era arrivato per dirci che iniziavano la discesa. Così ci rivestiamo, rimontiamo i ramponi e scendiamo scivolando sul sedere allegri dal Grignone, urlando ai quattro venti: 


VIVA IL PRESIDENTE!!!

lunedì 21 marzo 2016

Resegone! Comera e com'è...

Il Monte Resegone, imponente castello di dolomia e calcare, si staglia maestoso al di sopra di Lecco, proteggendo la città con le sue merlate naturali dal profilo inconfondibile. L'intreccio di sentieri sulle sue pendici lo rende meta di famiglie, camminatori e alpinisti di ogni genere, persino di maratoneti. Strano che con delle credenziali simili non ci fossi mai salito: eppure le circostanze dicono così. Non mi piace andare in montagna da solo ed ogni volta che qualche amico o parente ci era andato, c'era stato qualche motivo per non poter partecipare. Fino al 19 marzo 2016, quando, con i gemelli diversi Daniele e Luca Cambiaghi, miei soci nella M.u.l.a., abbiamo portato le nostre terga fin sulla nobile vetta, citata persino da Manzoni e Carducci.

Ma andiamo per ordine. La proposta arriva un po' in sordina già lunedì scorso, e non è una proposta qualunque: Dani e Luchino vogliono risalire un canalone, la cosa sembra seria! Ancora memore della faticata nella neve fresca dell'Alpe di Lendine, istintivamente penso che lascerò perdere, anche perché, quasi nello stesso momento, Anna propone una bella e più rilassante ciaspolata in Engadina per il giorno seguente. Così, per tutta la settimana mi godo l'idea di un sabato a zonzo in moto seguito da un'abbronzatura domenicale al sole delle Alpi svizzere. Eppure... il tarlo insinuato da Danielo deve aver lavorato sodo sottocoperta perché venerdì pomeriggio, prima che potessi rendermene conto, la mano stava già scrivendo sul cellulare "Ueh Dani, domani tu e Liuk fate il Resegone?". Verso sera arriva la conferma e partono i preparativi. Decido che questa volta la sveglia alle 4.30 non la prenderò sottogamba: niente birra con gli amici e a letto presto. Controllo gli scarponi, spolvero la piccozza, Dani dice di portare anche l'imbrago che non si sa mai, ma mi manca il casco (per fortuna il buon Merlo mi presta il suo), i ramponi li ho...c'è tutto. Leggo in internet la relazione sul canalone Comera: si parla di pendenze fino a 45 gradi ma dalle foto non sembra così estremo. Vado a dormire tranquillo.

La sveglia mi coglie già con gli occhi aperti. Un caffè, un po' d'acqua e un paio di banane nello zaino e sono pronto. Alle 5.30 sono sotto casa dei gemelli: ci chiediamo come ci vengano in mente certe idee ma lo sappiamo già. Prendiamo la macchina di Luchino e partiamo. Tappa obbligata al Big Bar di Calco e alle 6.45 siamo al parcheggio della funivia che porta ai piani d'Erna. Prima dello scoccare delle 7 siamo in cammino. Sentiero numero 1, direzione vetta. La salita nel bosco è piacevole, la temperatura perfetta. Camminiamo di buon passo ma senza fretta. Man mano che saliamo di quota ammiriamo il panorama sui laghi sottostanti, su Lecco e Valmadrera, sul monte Barro e poi giù verso la pianura. Non c'è foschia, tutto è di una nitidezza impressionante.

Il sentiero porta prima al rifugio Stoppani e poi piega sempre più verso destra finendo proprio in grembo al Resegone regalando l'impressione che la montagna ci avvolga in un gigantesco abbraccio.

E poi, eccolo il Comera! Dietro a una svolta, intenzionati anche loro a risalire il canalone, due ragazzi si stanno mettendo i ramponi. Li imitiamo e intanto li teniamo d'occhio per vedere da quale lato intendono tracciare la via. Dopo poco, però, li vediamo fermarsi e retrocedere. Dani urla loro come mai scendono. Risposta: non è la via giusta. Tocca a noi. Cerchiamo di individuare una via d'attacco migliore. Dani e Luchino si alternano nel tracciare la direzione. Anche noi siamo un po' in difficoltà: il canalone è "slavinato", non è semplice capire dove andare.



Nella mia ignoranza pensavo che per risalire un canalone bastasse tirare dritto verso l'alto ma non è così semplice. E' qui che ci raggiunge la signora Annarosa (e questa è l'ultima volta che la chiamo "signora" perché vuole che le si dia del tu, lasciando perdere gli appellativi), un'alpinista solitaria che, malgrado la non più verdissima età, ne ha più di me sia in termini di allenamento, di energia e, naturalmente, di esperienza. Annarosa è arrivata da Saronno armata di piccozza e ramponi ed ha le nostre stesse intenzioni. Conosce il canalone ma da sola non si fida troppo. Le condizioni della neve non lo rendono molto appetibile. Così, come per magia, complice anche la naturale socievolezza di Daniele che ci presenta e le chiede il suo nome, il ghiaccio è rotto e da quel momento formiamo un unico gruppo. Annarosa, dicevo, conosce la via, ci aiuta ad orientarci e a darci la direzione. In cambio, Danielo e Luchino (soprattutto Luchino) tracciano la via rendendo meno faticosa l'ascesa per chi segue. Che fatica però! La pendenza è più che notevole: saliamo quasi a carponi, in punta di rampone. Ad ogni passo conficco la mia piccozza nel ghiaccio e mi tiro su.






I miei compagni di salita sono poco più avanti. Sento Annarosa che dice loro di aspettarmi: il fatto è che, oltre a non essere in forma come loro, ho commesso una grossa leggerezza con i ramponi, portando per errore la coppia di una misura più lunga che avevo prestato una volta ad un amico. Troppo tardi per regolarli: ci vuole la chiave a brugola e nello zaino non ce l'ho. Così ogni due minuti devo sistemarli a colpi di piccozza. Poi a un certo punto finisco con mezza gamba in una buca e non riesco a estrarre il piede! Che cinema...per fortuna che, di nuovo, Annarosa mi dà una mano a scavare finché riesco a liberarmi. Intanto Luchino, ragnetto di Cernusco, presa la guida del gruppo, continua impavido a tracciare la via. Ma dove la trova tutta questa energia, leggerezza ed agilità? La stessa domanda, in realtà, me la pongo anche nei confronti di Annarosa, poi mi concentro su di me e riprendo a salire.

Ogni tanto, seguendo il consiglio di Dani, mi volto indietro e osservo il panorama sotto di me. Il canalone che sembra verticale, il lago, il Barro...meraviglioso. Sento le dita dei piedi gelate: meglio muoversi. Il tempo sembra fermo. Non so dire quanto tempo ci siamo stati dentro, forse un'ora e mezza, non lo so...ricordo di non aver mai guardato l'ora. Ricordo invece il silenzio, rotto solo dalle voci dei miei amici e il ritmo del mio respiro. Metro dopo metro avanziamo verso quello che sembra lo sbocco del canalone, ed ecco l'uscita! Arrivati in cresta pieghiamo a destra e, risalendo l'ultimo "panettone", ecco che improvvisamente il sole - fino ad allora nascosto dal versante - mi investe di colpo, in un tripudio di luce. Ad aspettarmi, prima di fare gli ultimi passi fino alla croce, ormai a portata di mano, ci sono Luchino, Dani e Annarosa. Ci congratuliamo gli uni con gli altri: se ce l'abbiamo fatta è stato perché ciascuno di noi ha dato il suo apporto di conoscenza, esperienza ed energia. Sono le 10.45: un quarto d'ora in più di quanto preventivato. 3h45' per 1400 metri di dislivello. Annarosa non si trattiene molto in cima: il tempo di fare una foto con noi e si congeda augurandoci di poter andare a lungo e in sicurezza in montagna. Prima però le lasciamo il nostro adesivo M.u.l.a. con l'indirizzo del blog per poter rivivere questa piccola ma bella avventura di condivisione.


Poi ci concediamo quasi un'ora e mezza di relax in vetta: fa caldo e non c'è vento, tanto che si sta bene anche solo in maglietta.

Il panorama, l'ho già detto, è unico ma dobbiamo iniziare a pensare alla discesa.


 Cerchiamo e troviamo la traccia del sentiero 1 nei pressi del vicino rifugio Azzoni e ci avventuriamo verso valle. Seppur non sia minimamente confrontabile con le difficoltà tecniche del canalone, questa discesa in invernale non va sottovalutata. La neve è abbondante ma anche marcia e i punti in cui si è esposti sono molteplici. Spesso non si vede dove si mettono i piedi e il rischio di finire dentro a cespugli coperti di neve è alto.


Luchino si ferisce una mano contro una radice e arrossa la neve con notevole aplomb... Poco dopo vediamo un gruppo di camosci molto sotto di noi, lontano abbastanza perché non ci sentano, brucare indisturbati l'erba primaverile. Noi invece, dannazione, siamo ancora in una neve mezza marcia senza chiare indicazioni sulla direzione da prendere! Incontriamo una coppia straniera che sale, chiediamo loro in inglese se stanno salendo dal sentiero 1 e ci dicono di sì, indicando la sinistra. Li avvisiamo che la neve salendo è pessima e di stare attenti, chiediamo anche da dove pensano di scendere. E' pomeriggio ormai, tardi per salire di lì, e solo lui ha i ramponi. Perplessi, li salutiamo e scendiamo di quota approfittando di un pendio finalmente uniforme ed ampio che ci consente di tuffarci di sedere a rotta di collo come con lo slittino. Momenti di delirio ed euforia! Poi, prendiamo la direzione indicata. Peccato che dopo pochi passi ci troviamo a un punto morto, anzi: a un punto dove noi potevamo morire! Sotto di noi, a strapiombo, uno sbalzo di rocce, e molto (ma molto) più in basso, il bosco. Torniamo sui nostri passi, chiedendoci cosa abbiamo capito delle indicazioni degli inglesi e per fortuna Dani intravede altri due alpinisti che stanno scendendo verso valle, più o meno dove noi eravamo scesi col sedere.



Li inseguiamo per non perderli di vista e ritroviamo la traccia buona. Facciamo però in tempo ad assistere a una piccola scarica di neve lungo un canalone secondario, segno che il disgelo è davvero avviato. Da qui in poi nient'altro da segnalare. La lotta fra la neve e il prato si fa presto impari: sempre più ampie porzioni di erba affiorano fra la neve che si scioglie in mille rivoli, impregnando il terreno. Le mie ginocchia sono doloranti, il sentiero, ridivenuto solido e sassoso, è meno 
amico di quanto lo era stato in salita. Ma l'umore è alto, siamo contenti tutti e tre! Finalmente arriviamo al parcheggio...senza nemmeno cambiarci gli scarponi decidiamo di prenderci una radler al bar della funivia e di brindare al successo dell'impresa. Siamo seduti al tavolino e mi accorgo che, manco a dirlo, è il numero 1, come il sentiero percorso e come unica è stata questa giornata coi miei amici gemelli.

Il rientro a Cernusco è rapido, come rapidi ma sinceri i saluti con Liuk e Dani.  Annarosa (questa volta Carbonelli) sollecita la mia partecipazione alla ciaspolata dell'indomani, cercando di lusingarmi con la promessa della nomina a "Mulo d'oro" ma a malincuore devo rinunciare. Alle 20.30 sono già nel letto... ho dormito 13 ore filate!!

W la M.u.l.a.!
W l'Annarosa da Saronno, socia onorifica M.u.l.a.!
W il Presidente!
W la Radler!
W noi!


Pietro 

martedì 15 marzo 2016

ALPE LENDINE BIS. FESTA-ANNA-NEVE-RICATTOMORALE.......

Ultimamente non si sta andando molto a camminare...

Un pò per il tempaggio che cattivo giunge nei week end a smorzare gli entusiasmi, un pò per pigrizia, tanta pigrizia, un pò perchè c'è chi predilige gli sci , un pò perchè, in tempo di matrimoni si hanno altre priorità....
In questa fase di stallo prolungato l'amica Anna giunge con la propostona a cui non si può dir di no.
O meglio, una proposta che si può benissimo rimbalzare, ma che se bidoni, ti fa sentire dannatamente merda.
Anna fa gli anni lunedì 14 marzo.
Propone una camminata per domenica 13.
C'è chi subito accetta perchè la proposta gli piace, perchè ha voglia di sgambettare, per amicizia...
C'è invece chi temporeggia a confermare la propria adesione, attratto irrimediabilmente da meno faticose sciate sugli impianti.
Il sabato è concitato.
Ci accorgiamo che la meta stabilità non è così idonea.Ci ci si mette a cercare come pazzi un'alternativa che sia dannatamente degna...
Ma le alternative in zona sono ben poche e si sceglie di ripiegare sulla già nota Alpe di Lendine.
Si esce con la proposta ufficialissima il sabato sera e qualcuno decide di confermare.
La compagine è quasi tutta cernuschese, salvo il buon Pietro detto "il professore" che giunge da Milano.
Due macchine composte in totale da 7 persone partono verso le 7 del mattino da Cernusco.
Ci si ferma, fedeli, al bar di fiducia di Merate dove, con sorpresa, ci accorgiamo l'avvenuta cambiata gestione.
Si sarà poi rotto i coglioni il vecchio proprietario di svegliarsi tutte le mattine alle 5!!

Ripartiamo.
Peter sgasa con la sua Golf grigia su irti tornanti.
La strada è assai stretta e Peter incontra una panda guidata da una brutta megera che giunge dall'altra parte. Per due macchine non c'è spazio!!
Il "professore" è obbligato a fare retro. Dietro di lui è obbligato a fare retro anche Fra sulla sua Golf nera. Due golf sono in retro e una panda le incalza.
La panda ci supera, ma il pullman che arriva poco dopo in senso ostinato e contrario no.
Serie di manovre, il pullman passa e la paura anche.
Ma cazzo ci fa un pullman di linea su quella strada?!?
Raggiungiamo località Olmo.
In giro c'è un pò di neve e anche un timido sole. Ben più neve dell'altra volta.
Ci si prepara e si parte non senza che qualcuno rimpianga il fatto di esser li.
C'è chi annusa l'odore della fatica e cerca di spingere il gruppo intero  a ripiegare su un crotto ove rinchiudersi a bere e mangiare.
Si rimpiange la comodità della seggiovia, il caldo del rifugio....

Mentre nuvole poco amiche oscurano il poco sole che c'è, la poca neve che c'era diventa tanta e pare aumentare nel nostro procedere.

Siamo nella valle del Drogo o del Truzzo, non ho ben capito.
Il sentiero nel bosco è piacevole, sale lento lento.
C'è tempo per le burle!!
Un agguato di tutto rispetto con palle di neve tra le case di un piccolo alpeggio.
Poco più avanti, nel bosco, Arianna finisce dritta in un dirupo sprofondando nella neve.
Stessa sorte per la Giulia, ma la fine peggiore la fa il povero Gerva che viene scaraventato a valle...
Nel rovinare tra la neve fresca sceglie di fare il "brillantone". Si inventa una capriola che lo porterà ancora più in basso rispetto al sentiero.
Risalire gli è faticoso.
Fra lo aiuta con le bacchette...







Noi che, fanculo le ciaspole, camminiamo con gli scarponi, facciamo un pò fatica a procedere.
Fortuna che il pullman che ci ha preceduti, quello che dannazione ci ha fatto far manovra, ha portato uno stuolo di giovani del cai intenti a ciaspolare verso la nostra stessa meta. Il loro battere la traccia ci  facilita la cosa non poco. Non oso immaginare come sarebbe andata senza di loro...
Procediamo e il passo è pesante.
Blingio è davanti, immerso nei suoi pensieri e nel bianco che ha tutt'intorno.



In gruppo un pò si chiacchera, si fanno palle di neve o scherzetti.











Qualcuno chiede :"Quanto manca"....
Lo spirito è forte, ma la carne è debole diceva qualcuno... Qua mi pare che di forte vi sia solo la fame!!!

Ma il bello non lascia indifferenti e i cuori vanno educati alla fatica!!

Usciamo dal bosco e attraversiamo l'ultimo tratto prima di raggiungere le baite dell'alpeggio dove incontriamo gli amici della sezione giovanile del cai di Chiavenna che ci scroccheranno dell'ottimo passito siculo.







E' tempo di banchetto, è tempo d festa!!!
Tanto cibo, tante torte e una sola candelina numero zero che Anna spegne mentre le si canta "tanti auguri" facendola sprofondare in un simpatico imbarazzo.







La candelina 28 non c'era e Anna ha dovuto adeguarsi!!
Purtroppo il cielo è un pò grigio e pigio e rende meno bello già qualcosa di bellissimo...
L'Ari improvvisa uno Strap teas degno di lodi e onori. E' tutta bagnata e deve cambiarsi i pantaloni.
Notiamo un intimo bianco in tinta con la neve che c'è attorno.
Qualcuno apprezza... Qualcuno apprezzerà vedendo la foto sul blog...



Finiamo di pranzare, scattiamo la foto di rito e ci prepariamo a rientrare.



Non perdiamo l'occasione di vedere l'alpeggio da una collinetta che gli si trova davanti.
Solo Blingio, dolorante, non sale.
Ci si sposta di pochissimo, ma il paesaggio è totalmente differente.









Non so come, ma parte il degenero....
Gente che si butta nella neve, gente che rotola, gente che affonda....
Sembriamo tutti affetti da "scemite" acuta. Sembriamo bambini che vedono il bianco manto per la prima volta.
E' bello, è dannatamente divertente.
Chi corre, chi salta, chi si incastra.... Ebbene si... Luca in tutto questo delirio incastra il piede nella neve, o meglio, incastra il piede in una radice sotto la neve.







Per la regola che se qualcosa non si vede non è detto che non ci sia....
C'è solo Anna con lui che si ammazza dal ridere nel veder la scena.
Luca all'inizio fa il brillante ma poi si rende conto che son cazzi amari....Intanto Anna ride e ride e ride.....



Luchino riesce a liberarsi con una racchetta.
Il pericolo è scampato!
I due raggiungono il gruppo.
Io vedo la scena da dietro....Qualcuno è a terra e subito si forma un montone di corpi.



Non ne comprendo il motivo... Sento che ridono...che fanno gli scemi.
Di mio prendo la rincorsa e tiro una spallata a questa montagna di corpi che si spalma sulla neve in maniera scomposta.
Ari è a terra e Giulia gli è sopra.
La gente si accanisce sulla Trabattoni lanciandole manate di neve addosso.
La donzella emette urli scomposti.






Il gruppo nel frattempo si ricompone..:
Ci raggruppiamo e affrettiamo il passo.
La meta è vicina.
Inventiamo una strada che taglia nei prati. La neve è pesante ,bagnata e si scivola.
Ci divertiamo e ormai bagnati fradici ci disinteressiamo se cadiamo o meno.


Arrivo alla macchina e tiro fuori dallo scarpone  una mezza tazza di caffè di acqua.
Son bagnato masarato, ma non me ne frega nulla!!!
Ripartiamo.
Ci fermiamo a Chiavenna a bere qualcosa in un bar dove non hanno niente...
Niente birra, niente thè, niente gelato.
La slava cameriera è comunque simpatica e, per alcuni, anche ripassabile ...
Festeggiamo nuovamente Anna, rimettendola in imbarazzo a causa del nostro sguaiato canto augurale. La ringraziamo perchè offre tutto lei.
O o o o olèèèèèèè!!

Ci dividiamo nelle macchine.
Non riesco a tenere gli occhi aperti e mi risveglio solo a Lecco.

Giungo a casa grato per la giornata trascorsa.
Giungo a casa felice della felicità di tutti.

Perchè i cuori una volta che vedono il bello diventano grati della fatica....

Giungo a casa un pò bambino.
Giungo a casa e ringrazio Anna per aver ricattato moralmente un pò di gente.
Senza di lei tanti non sarebbero venuti.
Direi che ne è valsa la pena!!!


W ANNAROSA!!
W LE CAMERIERE SLAVE CON LO SPAZIO TRA I DENTI!!
W IL CAI GIOVANILE CHE CI TRACCIA LA VIA!!



W LA M.U.L.A.!!!

Danielo