venerdì 27 aprile 2018

ALLA RICERCA DEL LOSCO LASCO

Che fare il 25 aprile?
Fortunatamente sulla pagina Facebook della Mula compare con un trillo la proposta di Danielo, anzi ben due proposte entrambi convincenti e sfidanti.  Già dai commenti si legge che la seconda prevale sulla prima(Monte Croce di Muggio) ed é così che il giorno successivo chi può si ritrova al Parini di Lecco pronto per raggiungere in macchina un mini paesino chiamato Parnasco e da lì salire, scarpinando, verso i Pizzi omonimi alla ricerca del bandito Lasco. Infatti tanti anni fa in Val Sassina viveva un conte che, in stile Stevensoniano, di giorno era una buona persona e si dimostrava caritatevole verso la popolazione, mentre di notte si trasformava nel bandito Lasco che, con i suoi bravi, rubava e terrorizzava senza pietà l’intera valle;

Il sole ci scalda in modo "piacevole" sulla salita ripida e, fortunatamente, un po' di venticello ci rinfresca e ci dona un momento di pausa in cui sgranocchiamo frutta candita in compagnia di una piccola e simpatica vipera. 
Piú si sale tra le creste ramate piú ci sia accorge che la vista é bellissima e, nonostante un po' di foschia all'orizzonte, riusciamo a vedere la Grigna che fa da padrona alle altre valli. Mangiamo un boccone nel punto più alto e battezziamo due neofiti con un po' di birra avanzata per poi iniziare la discesa che si conclude  in un fiume di foglie secche e scivolose.
Approssimato il sentiero finale, un modo elegante per non dire che ci siamo persi,  arriviamo alle macchine e siamo pronti per dirigerci a Dervio con una nuova mission: spiaggiarci insieme al resto della crew ed assorbire gli ultimi raggi della giornata. Due del gruppo, che guarda caso sono anche coraggiosi, fanno il bagno nella ghiacciata acqua dolciastra :).

Perché non concludere la giornata in compagnia con una grigliatina improvvisata all’ultimo momento a casa di Piter con la I insieme al nostro amico Argo?  
                         





martedì 17 aprile 2018

COLICO - TIRANO: LA CICLABILE LA' AVANTI!


Sabato nel pomeriggio arriva la proposta di Annarosa: pedalatina domenicale per accompagnare Loris che deve rimettere apposto il ginocchio. A leggere sembra una sgambata fisioterapica, ma da subito si cerca di alzare l’asticella. Io l’ho già fatta e propongo di tentarla tutta da Colico a Tirano. Affare fatto: si punta ai 76 km.
Claudiano si ritira prima del via, ma il suo spiritò sarà con noi per tutta la giornata.  
Ai blocchi di partenza Anna, Marta, Gerva, Brusa, Loris e io. La mattina inizia sotto un buon segno: l’incontro sul treno di un Fulgenzio, segno che lo spirito dei ciclisti folli era con noi! Sul treno incontriamo anche una passeggera oracolo (che ci tiene a farci vedere la sua bici pro) e una valligiana ansiosa di informarci sulle frane di giornata.


Con tutti questi buoni auspici non ci facciamo scoraggiare dal cielo che contro ogni previsione è coperto e da un frescolino non tanto primaverile. Partiamo e Anna ha in mente un solo obiettivo: l’arrivo a Tirano e la foto per Claudiano, che non si è presentato credendo 70km una distanza fuori portata.
I primi 20 km sembrano non passare mai, complice anche un vento contrario inatteso, praticamente l’unico giorno dell’anno in cui sulla ciclabile soffiava la Breva invece che il Tivano.  Io a tratti risento echeggiare nella mia testa un “ma con sto vento dovevo stare a casa” simile a quello del canale dei Camosci. Altri iniziano a sognarsi una ritirata in un agriturismo o crotto per pranzo e fine della gita.

Ma la squadra ha gamba e un seguito di tifosi pronti a sostenerla. Al 40esimo km si presentano un gruppo di struzzi. Brusa riesce pure ad improvvisare una lezione di etologia: pure sugli struzzi ha saggezza da dispensarci.

Arrivati a Sondrio Marta e Loris abbandonano la missione. Il resto del gruppo continua e nei momenti di difficoltà per continuare visualizza solo una cosa: la foto finale da mandare a Claudiano. Altro che guardare i meleti, l’Adda che scorreva a lato della ciclabile, i pavoni e le cime innevate ;-) solo la foto al cartello di Tirano avevamo in mente!!
Iniziano i saliscendi, Anna si lancia in qualche sterrato e arriva pure la prova del guado. La più pavida e bollita (io) si toglie scarpe e calze e attraversa con la bici a mano. I temerari Anna, Gerva e Brusa attraversano il torrente. Anna la prende a tutta velocità e fa un’onda che si trasforma in una doccia, ma che divertimento!!


Iniziamo a dire che dopo il 55esimo km ci possiamo fermare a fare pausa. Ma non abbiamo abbastanza di cui sfamarci e così decidiamo di andare avanti fino al primo bar. A me viene in mente che sul percorso c’è un bar gestito da dei tipici cinovaltellinesi e che ci possiamo fermare lì, di certo è aperto anche di domenica. Sono sicura che sia  tra pochi km, me lo ricordo benissimo, al massimo passati uno o due saliscendi. Ehm non era proprio così….Facciamo praticamente tutti i saliscendi, con me che continuo a dire “Ma si me lo ricordo è li avanti!”. Alla decima volta divento poco credibile. Il resto del gruppo oramai pensa che il bar non esista e che in effetti non avrebbero dovuto credere all’esistenza di un Bar di Cinesi in Valtellina, è chiaramente una bufala!
E invece: il bar Fanny esiste davvero! Ed è un luogo incredibile: ci si mangia la pizzapiadina (chiedere e Gerva per la recensione gourmet), le cameriere cinesi parlano con l’accento valligiano e giocano d’azzardo a carte con i clienti.



Risalire in sella è la cosa più difficile, i sederi si lamentano e gli ultimi km li facciamo parecchio sui pedali.

Ci mancano oramai poco più di 10 km, inizia a piovere, in fondo alla valle sembra anche che inizi a nevicare. Indossiamo i gusci e dritti fino alla stazione di Tirano: MISSIONE COMPIUTA! 76km
 pedalati J


La lezione?! Là avanti c’è sempre qualcosa che ti aspetta, magari anche più incredibile di un bar di cinesi in Valtellina, il cui piatto forte è la pizza-piadina J

W la mula
W la bicicletta
#mifapedalare

PS. A pedalare ci abbiamo preso gusto, in arrivo altre proposte ;-)


giovedì 5 aprile 2018

GRIGNA, NEVE, NEBBIA, UCCELLI…


PREMESSA: Post scritto a 4 mani, non c’è nessun sdoppiamento di personalità…indi per cui, se trovate delle incongruenze tra un paragrafo e l’altro non preoccupatevi.
23 Marzo: come sempre siamo qui a decidere come sfruttare un sabato che stando alle previsioni pare con meteo accettabile dopo un periodo in cui il fine settimana si è sempre dimostrato alquanto funesto. A dire il vero le premesse non sono comunque il massimo: la domenica precedente (il 18) una slavina per poco non si porta via dei tizi sulla Cresta Cermenati, ed il bollettino dell’ARPA con un pericolo valanghe 3 su 5 lascia poche possibilità di scelta. Sti cazzi!



Figura 1 - Post su Faccialibbro che testimonia il distacco della valanga (foto di Richard Thomas).

Dopo varie elucubrazioni e seghe mentali si opta per la Grignetta dalla trita e ritrita Cresta Cermenati. Lettore attento hai ragione! Abbiamo scritto un attimo prima che il 18 c’è stata una valanga proprio su questo percorso, però considera due cose: (i) la valanga c’è già stata e (ii) sappiamo che il sentiero è già battuto (maledetti social che tolgono il piacere della scoperta)…Se poi hai da rimuginare qualcosa relativamente al fatto che stiamo scrivendo un articolo sulla Cresta Cermenati che ogni buon cristiano ha fatto almeno 5 o 6 volte negli ultimi 5 anni non posso darti torto, ma sappilo a noi ce ne frega ben poco.
L’invito sul gruppo Mula si rivela un buco nell’acqua e siamo quindi in 2: Paolino (il Motta) e Davide (Medio vorrai dire…probabilmente si è dimenticato pure lui il suo nome...)
Ben inteso, altri Muli http://vivalamula.blogspot.it/2018/03/il-troppostroppia.html optano per quote minori.
24 marzo: Come da almeno 7 anni a questa parte arriviamo ai Resinelli, ed alla Capelletta svoltiamo a destra per via Caimi. Vietato parcheggiare subito ai Resinelli, la nostra etica infatti (“non fare a piedi il dislivello che puoi fare in auto!”) ce lo impedisce.
Ci prepariamo, partiamo, passiamo sotto al Canale Caimi e vediamo dei tizi intenti a salire da lì…la voglia è tanta ma con la scusa di non avere il casco ahimè non li seguiamo. Viene da se che la nostra non è solo codardia, entrambi infatti lo reputiamo periglioso per via della tanta neve fresca venuta nei giorni scorsi.
La salita è tosta, la neve fresca ed abbondante rende la progressione difficile, inoltre a noi piace complicarci la vita...il Motta mette le ghette al contrario e se ne accorge solo verso metà salita, poi inverte i ramponi: il destro sul sinistro (e sta volta se ne accorgerà solo alla fine) A questo si aggiunge una nevicata leggera (pensa te che il meteo dava solo qualche nube la mattina presto ma così non è).
Mentre saliamo ci accorgiamo che se non ci fosse la nebbia il paesaggio sarebbe decisamente super. Scenografiche cornici di neve svettano dalle creste. Il pezzo finale della salita è grandioso e sembra di essere in cima ad un 4000 (seeee…con l’immaginazione vorrai dire), il bivacco Ferrario è poi mezzo sepolto cosa che da qualche inverno non avviene.
Ci rifocilliamo, scherziamo con gli altri vagabondi che come noi hanno deciso di salire in Grigna (i più tosti sono saliti dal Canale Pagani), salutiamo gli uccelli che ci fanno compagnia in cima.

Figura 2 - Bivacco ferrario semi sepolto e l'uccello appollaiato sulla croce ci osserva con fare beffardo.



La discesa, come sempre sulla Cermenati si rivela un mezzo calvario, guardiamo il Caimi dall’alto ma anche stavolta decidiamo che è meglio desistere.
Andiamo da Alva a magnà e ci trattiamo bene, in seguito passiamo pure da Gabiate speranzosi di incontrare i soci che non hanno preferito stare a quote basse (mortacci vostri! J) ma ritardano e quindi ce ne andiamo ognuno a casa sua.



W la grignetta
W la neve
W la nebbia
W gli uccelli
W la M.U.L.A

P. “il Motta” e Medio


 


martedì 3 aprile 2018

CIMA DI PIAZZO, ED IN CIMA UN CANE PAZZO


Antefatto/ questo articolo non era compito mio scriverlo* ma c'e& chi si è rifiutato e siccome ogni occasione e& persa- eccomi qua|



Organizzazione della gita abbastanza dell”ultimo momento* fino a sabato ero solo ma ecco che ci troviamo alla partenza al Parini in 6| Ritardo Mula cronicooo ma ci dirigiamo verso Moggio con baldanzosita&|
Consueto appello fatto da Danielo/ Andrea- Matteo- io- Chiara- Davide- rispondono tutti presenti|
 Si discute su che cima fare- se Cima di Piazzo o Sodadura- ma la scelta ricade su Cima di Piazzo perche& Bodini non l'ha mai fatta|



Arriviamo ai Piani di Artvaggio un po” delusi perche& ci aspettavamo molta più neve caduta nel giorno prima| Chi mette le ciaspole e chi irriverente continua cosi& senza calzare nulla sotto gli scarponi| Si dicono cose che solo i presenti possono ricordare|||

Giunti al rifugio Nicola ci dividiamo in due gruppi- chi tenta un inutile canalino e chi invece più saggio continua sul sentiero risparmiandosi molta fatica|

Dalla cima il panorama è maestoso- non lo ricordavo così mirabolante- ci fermiamo per pranzo con formaggio+birra+prosciutto+gallette+pane+salame+caldo+compagnia|

Ora c”e& il momento piu& divertente dell”uscita/ la discesa|||sicuramente quelli che si sono divertiti di piu& sono stati chi ha usato la piattella- ma la discesa passata in compagnia e& sempre bella| Dopo qualche incidente mancato e sfiorato- per poco per il cattivo controllo delle piattelle eccoci alle macchine pronti per la prossima uscita|


PS/ lo so questo articolo fa abbastanza schifo ed e& incomprensibile per il non utilizzo dei simboli grafici della punteggiatura e degli accenti ma non ho ispirazione e volevo rendere tutto meno noioso o forse solo tutto più complicato|
E se la punteggiatura fosse solo una convenzione per tenere buono il popolo inventato da qualche vescovo o da qualche signorotto medioevale? E se fossimo in matrix? Questo è Struttura, il nostro programma di caricamento. Possiamo caricare di tutto: vestiti, equipaggiamento, armi, addestramento simulato. Tutto quello di cui abbiamo bisogno.” (Morpheus)


Ora invece lascio a voi la scelta, l'articolo seguente è stato scritto con le indicazioni del disegnato articolista (perchè non voleva scriverlo) sotto forma di commento da parte di ogni partecipante (ricopiati fedelmente come me li hanno inviati) che si è offerto di donarlo. Per mantenere l'anonimato ci sarà un codice per ogni persona.


Sulla cima di Piazzo c'è un povero cane pazzo, date un pezzo di pane al povero pazzo cane rimasto sulla cima di Piazzo. Cazzo. Cit. Filastrocche popolari reinterpretate” (BPM)

“Una grande scoperta.  Dato che x anni son andato.sul sodadura e nn mi.son mai cagato questa cima ben più bella.  Una garanzia x le palettate nella neve.  Ottimo il giro ad anello. Visuale spaziale” (DGM)

“Giornata di sole caldo e cielo azzurro intenso, compagnia piacevole, neve abbondante. Quando la montagna si lascia.cogliere e ti nutre.
Lasciare testa vuota e ascoltare.corpo ,emozioni. camminando come in ogni.cosa, quello ch dai ti torna.
dalla cimetta la bellezza d questo mondo frastagliato innevato.. basta avere gli occhiali da sole di un ottico ;-)
scivolare veloci col sedere su.palettone giù per le pendenze.e riderne.. grazie” (ASC)


W la pazzia
W Il non scrivere in italiano
W La Cima di Piazzo Col Cane Pazzo
PS: un premio a chi ha saputo arrivare a leggere fino in fondo (chiedetemelo e ve lo darò)




W La M.U.L.AP. “il Motta”

Il piccolo uomo delle grandi Pianure