(CHIARA,
FEDERICA, SILVIA C, VERONICA, DAVIDE, STEFANO)
Ad inizio
settimana sento Chiara, siamo determinati e, cascasse il mondo, domenica saremo
su qualche cresta in mezzo alla neve. Per ora è sufficiente così. Arriva il
venerdì ed è il momento di definire la destinazione! Veronica ci mostra alcune
foto di Artavaggio scattate il giorno prima: l’innevamento è adeguato ed il
luogo vicino. Sembra fatta ma qualcuno lamenta essere una meta già raggiunta
troppe volte. Siamo nel panico e solo un miracolo ci può salvare. Chi se non
lui a toglier le castagne dal fuoco? È proprio l’uomo dei prodigi, di cui non
svelerò l’identità, a tirar fuori dal cilindro il Pizzo Baciamorti.
Baciamorti:
questo nome inquieta e incuriosisce.
Cerchiamo recensioni
su internet e troviamo, oltre a relazioni tecniche, anche curiose leggende*
sull’origine del nome**.
il Pizzo si
trova a 2009mt ed il percorso immaginato prevede un anello di 5.30h che, con la
neve, potrebbe essere di più. Insomma.. Habemus Meta!
Silvia
lancia la proposta sui canali Mula ed il pubblico sembra gradire. Il rammarico sarà
per un paio di defezioni last minute.
È domenica
e ci mettiamo in pista, si capisce subito che oggi avremo sole, sole ed ancora
sole (sole, non sòle).
A causa di
un leggero disguido, arriviamo al ritrovo di Cisano Bergamasco con un quarto
d’ora accademico di ritardo. Pensiamo sia quasi nullo per gli standard muleschi
ma ci sbagliamo: ad attenderci troviamo lo sguardo severo della inflessibile
Federica. La ragione è dalla sua parte e miglioreremo questo aspetto.
Ci siamo
tutti e partiamo in direzione Pizzino. Va subito segnalato, appena dopo
l’abitato di San Giovanni Bianco, uno stretto tratto di strada chiuso in una
gola di rocce: un luogo veramente caratteristico che scopro essere l’orrido
della Val Taleggio.
Arriviamo a
destinazione, paghiamo il ticket della strada che si inerpica fino al posteggio
di Quindicina e, finalmente, verso le 9.45 si parte!
All’inizio la
montagna ci offre un bosco di faggi. Lo attraversiamo cercando la segnaletica
in mezzo alla neve e, talvolta sperando di aver scelto la traccia giusta. Incontriamo
una ragazza, Paola, il nome è di fantasia: ha le ciaspole legate allo zaino e
l’aria di essere una professionista. Ci lascia passare e si terrà poi a debita
distanza, probabilmente teme per la quiete della sua escursione. Tutto sommato
siamo allegri ma non molesti.
Fuori dal
bosco la vista si apre ed in mezz’oretta giungiamo al passo Baciamorti. Il
Pizzo dista un’altra ora e presto si farà sul serio.
La neve
fortunatamente non ci rallenta molto ed il nostro passo è buono. Paola ci
raggiunge proprio quando, a causa della pendenza, abbiamo smesso di parlare: io
non credo alle coincidenze! Arriviamo al pizzo insieme. La ragazza, dopo appena
il tempo di due foto, va a conquistare i suoi spazi sul poco distante Aralalta;
la incontreremo più tardi su quel monte.
D’abitudine
vediamo il Resegone da Lecco, quest’oggi ne vediamo la nuca. Riconosciamo
inoltre il Pizzo dei Tre Signori ed, in generale, uno spettacolo decisamente
suggestivo.
Chiamiamo
Paolino: desideriamo dimostrargli affetto e riconoscenza! Oltre alle nostre
gambe è grazie alla sua proposta se abbiam raggiunto questi posti così
affascinanti.
Mangiamo e
facciamo la conoscenza di Stefano: fa parte di un gruppo affine al nostro. Oggi
sono una dozzina di persone e lui il primo, ed unico in realtà, a raggiungerci.
Vi invito a cercare ‘into the wild’ su facebook. Dice che siamo giovanissimi,
probabilmente il suo giudizio lo ha dato guardando me.. vabbè.. sta di fatto
che ora il più giovane è Stefano ed il più saggio è l’altro Stefano.
Data la
latitanza dei suoi compari si aggrega a noi. Già eravamo magnifici, ora siamo 7:
siamo i magnifici 7! Pur senza pistole, spariamo.. spariamo parecchie cazzate;
le nostre armi migliori restano infatti entusiasmo e simpatia. Continuiamo il
giro, passiamo dal Monte Aralalta ed iniziamo la discesa intuendo la retta via
per il Rif. Gherardi.
In una
radura, al diradarsi della neve, intravediamo le tipiche ‘buascie’: è il segno
che a primavera, questo luogo sarà popolato da felici quadrupedi. Sorpassiamo un
paio di baite chiuse, ne colonizziamo con discrezione
una e proseguiamo.
Il
paesaggio cambia per l’ennesima volta ed ora dei pini mughi (credo) proteggono
la nostra discesa.
Arriviamo
al bivio che ci porterebbe ai piani di Artavaggio ma oggi non c’è tempo. Poco
dopo ci ritroviamo al Gherardi, qua ci rilassiamo nuovamente e ci congediamo da
Stefano con la speranza che possa ritrovare il suo gruppo.
In quaranta
minuti completiamo il nostro giro. In effetti, immaginavo di arrivare alle auto
da un altro sentiero ma, come dice il proverbio, tutte le strade portano a
Quindicina.
Da piccolo
son stato un sacco di volte ad Artavaggio, da adulto ho visto più le valli
bergamasche. La culmine di San Pietro unisce le due località, il rientro in macchina
è dalla Valsassina e chiudo il cerchio: l’anello nell’anello.
Credevamo
servissero: ghette e ramponi
Sarebbero
serviti: più acqua e le nuove magliette mula
*non è
vero, io ne vengo a conoscenza il giorno seguente su segnalazione di Clara ma,
per la narrazione, è più figo così ;)
W La M.U.L.A.
W Sanpancrazio
e colleghi
W La
compagnia dell’anello
Dave
** " Secondo la tradizione popolare il nome Baciamorti deriverebbe dall’antica consuetudine di trasportare attraverso il passo i corpi delle persone della Valle Taleggio morte in alta Valle Brembana dove si erano recate per lavoro, o viceversa, per seppellirli nei paesi d’origine. Al passo Baciamorti avveniva la consegna del defunto al parroco e ai portantini della località di destinazione, i parenti lo salutavano dandogli il bacio d’addio. Dall’usanza di baciare i morti sarebbe derivato quindi il toponimo Basamorcc, in italiano Baciamorti" (fonte: https://www.ecodibergamo.it/stories/storie-dimenticate/fra-val-taleggio-e-valle-brembana-il-segreto-del-passo-di-baciamorti_1075469_11/)
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