martedì 29 maggio 2018

RIFUGIO GIANETTI: prospettive su chi porta sfiga


Ieri è stata una giornata da sogno, finita sotto una breve ma intensa pioggia. Pioggia d’acqua ma anche e soprattutto pioggia di disagio. Ma in fondo, come ho avuto modo di apprezzare giusto ieri, tutto dipende dalla prospettiva.



Confusi? Capirete ben presto.



Siamo partiti di buon’ora alla volta di Bagni di Masino. Destinazione: rifugio Gianetti, 1350 metri più in alto.

Al rifugio Gianetti c’ero stata nel lontano 2004, a 13 anni scarsi. Quel posto me lo ricordavo raggiungibile tramite simpatici sali-scendi (arrivavamo dal rifugio Brasca), era il posto dove avevo dormito per la prima volta al terzo piano del letto a castello e dove qualcuno si era messo per sbaglio i miei scarponi la mattina dopo. All’epoca le montagne le vedevo a malapena.

Ieri invece continuavo, insieme ai compagni Muli ad estasiarmi davanti a questo bosco, poi al bellissimo Pianone che fa da arena ad un anfiteatro di montagne degne della Patagonia, con un torrente selvaggissimo ed erbe profumose, in un cielo da cartolina. E anche noi, selvaggissimi, abbiamo azzannato la salita, ce la siamo gustata e sudata ad ogni metro, chiacchierando come se niente fosse (vabbè... ci piace crederlo) e ringraziando, forse prematuramente, il santo Espedito (che mi insegnano essere il santo del meteo preferito). E poi sempre più su, dove osano solo i Muli.









Settimana scorsa si parlava di BANCHETTO DEGLI DEI: triclini, uve pregiate, suonatori d’arpa, possibilmente tra le nubi dell’Olimpo...

Anche il nostro è stato un autentico banchetto degli dei: il vino c’era, i panardi pure, le nubi lombarde si addensavano alle spalle del rifugio e noi non eravamo tanto più in basso dell’Olimpo (che Wikipedia colloca a 2917m). Avevamo anche i nostri animali fatati: Porthos e Piattini!






A metà discesa, quel torrente tumultuoso, azzurro, grigio e bianco era troppo bello per non farsi un pediluvio. Ma pediluvio suona un po’ troppo impegnativo, non vi pare? E così l’abbiamo chiamato Pucciapiedi. A volte anche un nome cambia la prospettiva. E così ecco 13 muli più Porthos a balneare allegri, accarezzando l’idea di buttarsi in toto nel torrente.






Eravamo del tutto ignari che avremmo pagato il nostro spiaggiargi sulle rocce a goderci il sole.

Appena ripresa la discesa, un tuono. Poi immediatamente il temporale e noi giù di corsa dal sentiero. Ma poi mi sono fermata un attimo a guardare questo rinnovato panorama bagnato, ho sentito il profumo della montagna sotto la pioggia. E mi è piaciuto così tanto che ho tolto il cappuccio e ho deciso di godermi questo diversamente bel tempo! Un po’ di disagio, ma non disagissimo...



Arrivati giù invece ci siamo trovati davanti al disagio vero: il finestrino della macchina di Medio infranto.

E niente, imperversava la tempesta, avrebbe continuato, cocci di vetro ovunque, il povero autista che è dovuto rientrare con un telo giallo al posto del finestrino. E qui di prospettive da girare ce ne sono poche, salvo forse il biglietto lasciato da chi ha fatto il danno per errore e la lealtà di Clara che ha accompagnato Medio nel ritorno.


 

E qui qualcuno ha iniziato a chiedersi: “Ma chi è che porta sfiga?” Chi è che è uscito con la Mula le ultime due volte, in cui si è presa un sacco d’acqua, e che mai era uscito prima? Il profilo mi corrispondeva.

Ma tutte queste prospettive è qui che ve le aizzo contro: io sono uscita con la Mula due volte e due volte abbiamo vissuto pioggia, grandine e disagio! Per come appare a me, non è che è la Mula che porta sfiga???



Darò alla Mula ancora qualche occasione di provarmi il contrario...

Anche perché, e su queste note la chiudo, ieri mi è venuto in mente che uno sconosciuto è solo un amico che non hai ancora conosciuto!





W IL SOLE

W LA PIOGGIA

W LE PROSPETTIVE

W IL PUCCIAPIEDI

W LE NEW ENTRIES

W LA MULA!

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