giovedì 30 agosto 2018

Estate = Macedonia

19/08/2018

Prendi un brianzolo, due galbiatesi, un italiano (che però offende più volte la cucina sana e buona lombarda), un indiano e hai fatto una barzelletta, no scusate volevo dire macedonia: ossia quello che solitamente si fa in un'uscita M.U.L.A.

Partenza da Baiedo, si vede subito che è la nostra giornata fortunata perché riusciamo ad evitare il venditore di presepi al parcheggio. Si caro lettore, a Baiedo in agosto c'è una persona che vende le statuine fatte a mano in legno per il presepe!



Prendiamo la carrozzabile nel bosco: qua si dice che ogni partecipante alla gita abbia sudato un intero Lago di Como ma la fatica viene ripagata quando sbuchiamo ai Piani di Nava. Qua vista la beltà del luogo non possiamo mettere un adesivo.





Giungiamo al rifugio Riva dove l'amante della cucina non sana, il pugliese, prende una birra e noi gli facciamo compagnia con della sana uva.



Ripartiamo rinfrancati e giungiamo ad un posto che io definisco magico: San Calimero, col suo tetto rosso è riconoscibile anche a grandi distanze e diamo via al banchetto MULA. Addirittura c'è chi ha portato taralli produzione local Puglia e chi si è dilettato come uno chef stellato facendo riso freddo alla menta. Io pur non avendolo portato tiro fuori dalla manica un mio cavallo di battaglia: la ricetta del risotto ai fichi con prosciutto crudo sfumato all'ACE. Il riposo non dura un'eternità perchè danno pioggia nel pomeriggio, previsione che si avvera appena dopo il Pialleral; è la seconda volta consecutiva che prendo acqua andando a san Calimero con la MULA, sarà un segno di qualcuno?




Ma è la foto storta o sono i taralli alla cipolla che ci hanno reso KO?

Anche se un po' bagnati torniamo alla macchina sani e anche questa volta avendo evitati presepi. La macedonia è proprio un toccasana per corpo e spirito, senza MULA non si riuscirebbe a farle così spesso: grazie presidente!



W la MULA
W il Presidente
W il risotto sfumato con l'ACE W i presepi ad agosto

P. il Motta

Neve fresca sotto il sole di agosto - Traversata Carate-Bignami


Su una cosa siamo tutti d’accordo: le nostre montagne sono una meraviglia. E anche se bisogna svegliarsi prima delle 6 di domenica ne vale assolutamente la pena

Così, decisa la meta, il gruppo sparuto di muli che già era tornato dalle ferie islandesi, marocchine, thailandesi (il giorno prima!!), greche o anche solo italiane è partito verso la Valmalenco per esplorare luoghi in cui nessuno era stato. 

Ci ha accolto una temperatura glaciale di 5 gradi massimo a 2000 metri d’altezza, in località Campomoro. Glaciale era pure la signora del rifugio che si era svegliata “sverza” come si dice dalle nostre parti oppure aveva semplicemente il caratteraccio delle valli, la quale ci ha rifilato i nostri dovuti caffè e un panino alla bresaola.
 

Superato il muro (letterale) di una diga siamo risaliti al rifugio Bignami accompagnati dagli aneddoti di Paolino (leggete questo per esempio sulla proporzione tra due dita della mano e la lunghezza del pene adulto: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3739592/).

La salita fino alla Forca di Fellaria è passata senza che nemmeno ce accorgessimo. La brezza fresca non ha smesso di accompagnarci anche sotto il sole che iniziava a scaldarci un po’ ... in altre stagioni ci saremmo sciolti in un batter d'occhio!

Una volta al passo già a quota 2850, neanche il tempo di far merenda che c'era chi fremeva dalla voglia di andare più su, fino alla cima del Sasso Moro. 

Effettivamente perché fermarsi solo lì? Si prevedeva un ulteriore dislivello di soli 300 metri.

Allora il gruppo si è diviso, tra chi ha preferito andare direttamente al rifugio Carate e chi ha tentato la cima. Solo tentato, perchè da lì in poi erano solo sassi, sassolini e sassoni, fino a un certo punto in cui non c’erano più nemmeno gli ometti che segnavano il sentiero...

Comunque, la salita riservava bellezze inaspettate qualche metro più sopra: un laghetto in cui si specchiava il cielo, la vista di un altro laghetto azzurrissimo, la neve appena scesa la notte prima e del simpatico ghiaccio pendente. 


Alla fine siamo arrivati sull’anticima che comunque era a una rispettabilissima quota di 3070 o simili. Il Sasso Moro era solo un filo più alto, poco più in là e in realtà bellissimo da guardare perché con la luce che c’era a mezzogiorno sembrava un mostro di fango che urlava contro le piste da sci della Valmalenco...


Una temperatura gelida (ma tutto è relativo, visto che qualcuno era in maglietta e pantaloncini), circondati dal Bernina da un lato e sul Disgrazia dall’altro... bellissimo!


E poi via giù di corsa per raggiungere gli altri 3... e al rifugio abbiamo pure trovato altri due muli in gita ! Per la serie... il mondo è piccolo, la Mula è grande !


In conclusione:
W la Mula
W il presidente
W la montagna 
W la libertà

A presto
Silvia con Davide,Drummin,Federica,Paolino,Stefano

Il percorso completo: http://www.paesidivaltellina.it/forcafellaria/index.htm

domenica 19 agosto 2018

Un sabato "si ma dove?"

Questa è la storia in perfetto stile Mula: stai con gente che non hai mai visto prima, ma è davvero un piacere conoscersi. 

Questa è la storia di un sabato “ai laghi gemelli” e forse sarebbe stato meglio chiedersi “sì ma dove?” perché la geografia è un’opinione, non ci sono confini – finché le gambe vanno.

Questa è la storia di coraggiosi ragazzi che mettono alla prova corpo e mente e vengono derisi dai pastori.




E fu così che ci trovammo, chi prima chi dopo, e partimmo a fuoco verso la meta – e fin qui tutto bene. Belli i laghi Gemelli, belle le cameriere.


Ma a proposito di cameriera... Mamma mia che bocconcino! Bella, bionda, soda, calda, profumata.. Filante.. (??) Con la salsiccia.. (????) La polenta uncia, ovviamente!

La sexy cameriera?

E mentre una parte del gruppo si gustava le prelibatezze nostrane, gli altri sonnecchiavano al sole. Ma nel frattempo, il destino preparava il suo piano diabolico. Filippo, esperto conoscitore dei segreti di quelle montagne, si separa dal gruppo con Laura per andare a fare una ferrata: quella che i posteri avrebbero voluto ricordare come la variante difficile del percorso..

Ma torniamo agli impavidi escursionisti che, dopo una piacevole (e per alcuni abbondante) mangiata, pianificano un pomeriggio di relax, passeggiata tranquilla e contemplazione delle bellezze della natura.
Sí inizia alla grande, cedendo alla facile tentazione di un bagnetto fresco – gradita perfino la compagnia di due originali soggetti che a tutti i costi volevano essere immortalati nei loro tuffi e limonati dalla nostra personalissima bagnina.

Cullati dalle note dell’armonica suonata da Andrea, baciati da un tiepido sole che a poco a poco ci ha cremati e dopo un pediluvio rilassante, a un certo punto qualcosa si è incrinato e la sfiga ha cominciato a prendersi gioco di noi.

E niente, per dirla semplice: dovevamo andare a destra invece siamo andati a sinistra. Dovevamo stare in Val Brembana e siamo finiti in Val Seriana - con tappa al Lago di Branchino per rivivere i piacevoli momenti dell’ouverture di primavera.

Lungo il tragitto abbiamo incontrato una famiglia di camosci belli in posa sul crinale della montagna che il MulaContest lo vinciamo a piè pari – sempre se qualcuno è riuscito a fotografarli – ma fidatevi.

La forse foto dei camosci...

Tra di noi si sono tenute lezioni di milanesità per favorire l’integrazione di giovani fanciulle forestiere recentemente trasferite nell’hinterland milanese col risultato che al termine della giornata abbiamo portato a casa un “bene” pronunciato con il giusto accento e l’apprendimento del non semplice concetto di “Brianza” che non è facilmente definibile geograficamente, quanto piuttosto un vero state of mind.

Giovane fanciulla forestiera :)
Grazie ai consigli di sapienti rifugisti abbiamo trovato la strada nonostante il buio che avanzava, le gambe che vacillavano, l’ora tarda, l’agitazione, la fame e chi ci aspettava speranzoso alle macchine. Perché un po’ come la madre che aspetta il figlio di ritorno dal fronte, noi poveri e inesperti avventurieri delle cime avevamo chi, più esperto di noi, la strada la sapeva ed ha aspettato ore e ore il nostro ritorno chiamando addirittura i vari rifugi: meglio del Grande Fratello eravamo controllati e monitorati dagli occhi sapienti dei rifugisti che un po’ ci prendevano per il culo, un po’ ci rassicuravano “manca poco, prima che faccia buio arrivate alle macchine”. E alle macchine ci siamo arrivati alle 21, belli paciarotti, stanchi e felici accolti da Filippo che, nel frattempo…ma qui comincia un'altra storia.

Ore 12.30, tardi, molto tardi, Filippo e Laura partono per il percorso "difficile", la ferrata per raggiungere la cima del pizzo del Becco.


Sanno benissimo che faranno tardissimo cosi' avvisano gli altri che se per una certa ora non saranno di ritorno di partire pure per tornare alle macchine senza di loro. I telefoni non prendono, comunicare e' difficile ma ci si ritrovera' al parcheggio senza problemi (vero?)
Cosi' di buon passo iniziano la salita per la vetta, godendosi la natura e facendo amicizia con i padroni di casa.
Padrone di casa

Padroncino di casa...
Nel frattempo la salita si fa erta e iniziano le prime difficoltà tecniche.



Fino finalmente arrivare alla vetta.


Sfruttando un miracoloso attimo nel quale il telefono prende, Filippo chiama gli altri giu' per capire come sono messi e capendo dove sono riesce ad avvistarli dalla cima. Questa fu l'ultima volta che i due ebbero notizie del gruppo...


Dopo la pausa e il ristoro i due iniziano la discesa di buon passo per cercare di recuperare gli altri.
E nel frattempo, forse complice la stanchezza, si imbattono in discorsi di profonda filosofia come la meccanica quantistica e su "dopo quanti appuntamenti" e' giusto limonare.

Nel frattempo il tempo peggiora, inizia a piovere, tira forte vento e la discesa si fa sempre piu' ostica.
Dopo qualche ora di cammino i due arrivano al parcheggio e....
....nessuna traccia dei loro compari.

Seguono attimi di ansia e preoccupazione: "dove cazzo sono finiti?"
Grazie all'aiuto del mitico Diego, gestore del chiosco del parcheggio, iniziano a chiamare tutti i rifugi della zona (i telefoni dei compari erano irraggiungibili) fino a quando un rifugista li avvista in lontananza stanchi in val Seriana.
Non resta che aspettarli. Nel mentre Laura e Diego chiaccherano amabilmente raccontandosi vicendevolmente la loro vita.
All'alba delle 21.00 ecco che il gruppo si riunisce e si festeggia il "tutto è bene quello che finisce bene" al chiosco del parcheggio a suon di birra e patatine.




Elisa, Andrea, Filippo