martedì 22 gennaio 2019

ULTIMA GITA DELL’ANNO 2018




Sabato mattina 29 dicembre: mi sveglio all’alba nella mia casetta comasca chiedendomi perché mai mi sia venuto in mente di organizzare una Santa gita mulesca proprio oggi. È sempre così quando devo svegliarmi presto, un trauma. 
La meta è... in effetti non lo so bene, io ho solo fatto finta di organizzare tirando insieme gente a caso e pubblicando un messaggio fumoso che non precisava né la meta precisa, né l'orario, né il luogo di ritrovo. Tutto nella norma mulesca, insomma.
Qualcuno di più direttivo mi ha comunque intimato di muovermi e prendere l'autobus delle 7, perchè sa che non ce la farò mai a essere in orario. Infatti, arrivo al ritrovo con un buon quarto d’ora di ritardo. Gli altri si son già bevuti due caffè. Così quando arriviamo alla stazione a prendere Alice, lei già ci aspettava da più di 20 minuti e neanche le facciamo prendere il caffè per strada. Siamo buoni e glielo concediamo comunque a Erve, in un bar dell’Arci, dove la gente ci guarda allegramente chiedendosi chi siano questi matti in giro alle 9 per andare in montagna con un cane... passando nel paesino vediamo pure i presepi allestiti nei giardini per una gara. 
Prendiamo il sentiero che sale ripido verso la Capanna Monza. Una volta lì, non c’è tempo di riposare, il buon brianzolo va oltre.
Solo che quando arriviamo a uno scollinamento verso il Rifugio Resegone ci rendiamo conto che comunque diventerebbe troppo tardi per proseguire e tornare indietro a un’ora decente. Le giornate invernali ci limitano a orari ridotti. Perciò ci accontentiamo della buona compagnia e di un lauto banchetto mentre discutiamo su cosa cucinare all’imminente cenone di capodanno se dobbiamo escludere carne e latticini (data la maggioranza di tendenti al vegetariano). Si salverà forse un cotechino, per gioia della tradizione. Per il resto, si spazia da sedani rapa in crosta a zuppa di cavolo verde e orecchiette alle cime di rapa. Sarà una bontà!
È già ora di tornare prima che il buio ci assalga, passando nuovamente di corsa dalla Capanna Monza che ha finito sia la birra che il caffè. L’unico rimedio è un bar un po’ tamarro di Calolzio.

Anche oggi possiamo dirci soddisfatti dei due passi fatti per digerire il pranzo di Natale, del sole invernale che ci ha accecato, del nuovo sentiero scoperto che sale da Erve e che in estate dev’essere fantastico con le sue pozze d’acqua cristallina. 
Domani sarà già il 30. E dopodomani il 31. Quindi... questa è l’ultima gita mulesca dell’anno!!

Ora che ci penso un anno fa nemmeno conoscevo la Mula. In effetti, nessuno dei presenti alla gita di oggi, salvo il buon Paolo detto Paolino, la conosceva un anno fa. Eravamo tutti così vicini, eppure non ci conoscevamo.
Non può che venirmi in mente la citazione di William Butler Yeats: “Non ci sono estranei, solo amici che non hai ancora incontrato”.

Perciò... un grande GRAZIE al Presidente della mula e a tutti i fondatori, perché si sono lasciati travolgere da tanti sconosciuti, e a tutte le mule e i muli che quest’anno ho conosciuto e a quelli che devo ancora conoscere!


P.s. Neanche alla fine si è capita quale fosse la nostra meta, ma si è capito che quello che conta non è la meta, ma il cammino! Buon cammino nel 2019 ovunque cammineremo!






domenica 20 gennaio 2019

FERRATA MONTE GRONA!

Venerdì 11/01
Era un po' che non mettevo le mani sulla roccia per salire una montagna da una via "simpatica" che non fosse il normale sentiero, volevo divertirmi. Venerdì leggo qualche relazione, mi consulto con il Brusa e in serata esco la proposta al gruppo (con buona pace dell'itagliano): domenica si va a fare la ferrata del Grona. Non proprio una bazzecola, lunga ma sicuramente alla nostra portata. Oh, poi la relazione dice che ci sono pure due vie d'uscita anticipata e che per tutta la ferrata il panorama è spaziale, siamo infatti ad una manciata di chilometri a nord di Bellagio e la visuale si estende ad entrambi i rami del lago. Visto che la meta si trova sulla sponda sbagliata del lago, dalla regia mi dicono che quella giusta è ovviamente la lecchese, stabiliamo il ritrovo per tutti direttamente alle 8.48 alla partenza della gita.

Sabato 12/01
Ndr - Più o meno tra le 19.30 e la 01.00 sono con Marta in un locale a Lecco ad una festa di compleanno che oserei definire "importante" (uagliò, capisci ammè)

Domenica 13/01
Alle 6.30 quella stronza della sveglia decide di suonare e, ancor prima di aprire gli occhi, mi rendo conto che la serata mi ha regalato un bel mal di testa. Un istante dopo sento che fuori dalla finestra eolo sta soffiando alla grande in quel di Lecco, prego quindi qualche santo che lo faccia smettere. Con Marta ci mettiamo in macchina puntuali ma entrambi dobbiamo ancora fare colazione, ci fermiamo così da "Zenzero e Cannella", un posto spaziale dove ci sono talmente tanti tipi di brioches che ci mettono più tempo a dirteli tutti che tu a mangiarne una intera. Se prima eravamo puntuali ora di sicuro non lo siamo più. In un battibaleno siamo a Como, ci compattiamo con Erica e Brusa, e corriamo verso il ritrovo con gli altri non senza esserci prima scontrati con l'incapacità di un gruppetto di vecchietti nel farsi dare da una parchimetro il ticket per il transito sulla strada. Diamine, bastava semplicemente digitare il numero di targa prima di inserire gli euri. E fu ritardo bis.
Finalmente arriviamo al parcheggio dove ci attendono Clara, Danielo, Enzo e Fra. Ci salutiamo e siamo pronti a partire cullati da temperature fin troppo miti per il periodo e con la bella notizia che il vento è calato (visto che serve pregare i santi? Ora sotto a chiedere intercessioni per far arrivare la neve!). In meno di un'ora arriviamo al rifugio Menaggio che è uno splendido balcone affacciato sul lago sottostante, ci rifocilliamo e riprendiamo il sentiero alla volta della partenza della ferrata che dista una ventina di minuti. Ovviamente non ci facciamo sfuggire l'occasione di mettere un adesivo mulesco su un segnavia verginello.






All'alba delle 11 arriviamo alla partenza della ferrata, ci imbraghiamo e facciamo il selfie pre-partenza stile "Ave Cesare, morituri te salutant"


Parte per primo Fra seguito da Danielo, Enzo, Clara ed Erica. Chiudiamo io, Marta e Brusa che rimaniamo un attimo indietro a dare due dritte alla fanciulla visto che è alle prese con la sua prima ferrata. L'inizio rispecchia subito quello che sarà il leitmotive di tutto il percorso: verticalità belle sostenute con punti molto ben arrampicabili alternati ad altri dove occorre necessariamente utilizzare la catena.


Dopo qualche istante di ambientamento con la roccia la salita procede bene, lascio passare Brusa e ci avviciniamo a qualche passaggino divertente; risaliamo un breve camino mungendo con ignoranza la catena per poi affrontare il primo di diversi salti tra rocce non continue tra loro che ci richiederanno alcune spaccate plastiche (Brusa, non è necessario che mi ringrazi per la foto).


Arriviamo così più o meno indenni al termine del primo dei tre torrioni dilettandoci anche a far fruttare nozioni pseudo-alpinistiche creando una staffa con moschettone e fettuccia in un punto ostico per alcuni. Clara ci confida di sentirsi stanca e sfrutta la via d'uscita dalla ferrata per riportarsi sul sentiero principale, la ritroveremo mooolto più tardi in vetta. Nel frattempo Fra procede spedito seguito da tutti gli altri mentre con Marta "preferiamo tenerci a distanza"; metti mai che qualcuno rilasci una loffa che ci inebria al punto tale da perdere il già precario equilibrio. Nel frattempo il panorama intorno a noi è splendido come promesso



Alla base del terzo ed ultimo torrione della ferrata Danielo decide che è il momento di abdicare sfruttando la seconda via uscita, secondo la relazione questo sarebbe stato il meno arrampicabile e più adatto a chi ha braccia con ancora qualche energia da spendere come solo i veri mungitori di catene sanno fare. Poco dopo anche Marta e il sottoscritto prenderanno la stessa decisione, sofferta, anzi, soffertissima perché non è mai bello abbandonare una via dopo che ne hai percorsa il 70%. In montagna però sono convinto che il saper rinunciare sia un valore, bisogna avere la lucidità di leggersi e capire che in alcuni casi andare avanti significherebbe pisciare fuori dal vaso perché una ferrata dura come questa, unita al pessimo livello di allenamento, ti sfianca.
Chi per il sentiero, chi per la ferrata, in breve arriviamo tutti in vetta al Grona dove già ci attende Clara. Sono le 15, ci abbiamo messo quasi quattro ore... ma che gran figata! Immediatamente prendo il telefono e faccio il mio consueto atto feticista di vetta: il photosphere. La visuale è mozzafiato, a sud sulla biforcazione dei due rami del lago di Como, a est sul Legnone (salito in sana ravanata ad inizio dicembre con Luchino, Ste Riva e Brusa), a ovest su Lugano e il suo lago, a nord sulle montagne svizzere sormontate dalle nuvole. Mentre le guardiamo notiamo una linea opaca che sembra tagliarle di netto, il Brusa sostiene che sia una nevicata in atto, Fra ed Enzo gli danno del pirla. Mangiamo qualcosa, beviamo un sorso di whisky e approfittiamo di due ragazzi per farci fare l'immancabile foto di vetta.




Una volta terminate le operazioni di rito ci rimettiamo in cammino sulla via del ritorno, il sentiero incontra quelli provenienti dalle due via d'uscita della ferrata e ci rendiamo conto che entrambi sono chiaramente identificati anche come vie d'accesso per il soccorso alpino, segno che le persone che si incrodano lassù non sono mica poche. In un'oretta e mezza siamo comodamente alle macchine anche se il sentiero me lo ricordavo decisamente più breve ma si sa, al ritorno la strada sembra sempre più lunga. Arriviamo che le ultime luci del sole toccano le cime delle montagne più alte mentre le nuvole si fanno dipingere di colori stupendi creando un effetto che la stupida macchina fotografica non è in grado di apprezzare. Da lì in poi sono saluti e baci in vista della prossima avventura.





Ndr - la sera mi metto a selezionare le foto della giornata, mi rendo conto di aver cancellato l'unico photosphere che avevo fatto (!x!$£%&/£$?!€£$£?§€)

W La M.U.L.A.
W le ferrate
W le prime volte
W la testa sulle (s)palle
W Gesù


Vostro Loris

E ALLA FINE...NEVE!!!!!



Sabato 19 gennaio: proposta gita al Magnodeno con partenza dalla funivia deiPiani dʼErna. Ritrovo
standard al Parini per le 8 e 14. Venerdì sera sono andata a dormire con questa “programmino” per il giorno successivo. Peccato che, alle 7.30 la mia di sveglia suona mi alzo vado ad aprire le persiane e...piove ☹️☹️☹️ ...non diluvia ma piove e soprattutto, abituata ad ammirare il Resegone di prima mattina, oggi non si vede un bel niente, solo nebbia. Lo sconforto, essendo poi che il mio umore dipende moltissimo dal meteo, presto diventa tristezza. Recupero il telefono per vedere se qualcuno manda segni di vita ma nulla. Allora scrivo allʼinformatore ufficiale (per me Paolino) chiedendo lumi...e la sua risposta è: “Prima Mattina smette. Eh si, si va anche perché gli altri sono già in strada.” Bene ☺️☺️☺️! In 5 secondi recupero il tempo perduto e mi preparo. Questo è il prequel: visto lʼottimo dono di sintesi??!!!!
Mentre chi arriva da più lontano fa colazione si medita che vista la nebbia e la pioggerella il Magnodeno non è la meta più adatta e capo Paolo propone il Cornizzolo quale montagna meno “annebbiata”della zona. Partenza da Suello.



Saranno circa le 9.30 che la compagnia si incammina su una strada cementata molto ripida che continua su unʼaltrettanto ripida serie di scalini, alla faccia della gita tranquilla!
Non ci vuole molto che lʼacqua si sostituisce a dei piccoli e radi fiocchi di neve.
Scegliamo giustamente per il sentiero della direttissima



e mentre la pendenza aumenta aumenta anche la neve e sparisce il bosco lasciandoci ammirare un paesaggio semi imbiancato che manca da molto ai nostri occhi.






Il gruppo si divide: davanti Medio, Marco, Mario, Federico e Luchino che prendono le cose
seriamente e dietro un poʼ più rumorosi io, Davide, Danielo, Stefano, Paolino, Claudia e Lego (detto Lele).



Così tra discorsi vari di politica, sociologia e le “solite” domande di Paolo giungiamo alla vetta. Foto di rito,




sguardo sul paesaggio circostante da wow e velocemente scendiamo verso il rifugio.





Chiuso ma il bivacco ci accoglie e diciamo che ci facciamo notare. Tre signori già comodamente seduti ci guardano con non poca meraviglia e un filo di disapprovazione (ma poi il nostro cioccolato lʼhanno mangiato).



Pranzo condiviso MULA SHARING in cui il protagonista è il cane di Claudia che, con i suoi occhioni e le buone maniere riesce a scroccare pizza e panini anche agli estranei! E dopo il lauto pranzetto prima di surgelare ulteriormente intraprendiamo la discesa.
Non nevica già più, ufficina, ma guadando i monti e il lago notiamo che non si poteva scegliere
destinazione migliore!
La discesa si rivela molto scivolosa e con tanto tanto fango ma, puntuali come orologi svizzeri (pare essere un semi miracolo), giungiamo alle auto alle 14, perfettamente in orario perché Claudia riesca a tornare a Milano per il suo pomeriggio impegnato! Noi altri invece merenda al bar con gelato, cioccolate, the, cappucci e chiacchiere.
Dislivello della “gitarella”: circa 1000 metri, alla faccia!
Medio può ritenersi soddisfatto!



W la MULA
W la neve (ne vogliamo di più)
W SantʼAntero (intercedi per noi)
W i cambi di programma allʼultimo
W la compagnia

Vero