Disclaimer: articolo acquatico,
forse un po’ poetico.
Nota: gita per pochi, causa
ristrettezza di mezzi e bivacco clandestino. La racconto lo stesso qui perché
tutto questo è possibile solo grazie alla Mula che ci ha fatti conoscere e che
ci tiene legati in qualche modo.
Anche quest’anno grazie ai Ferrariopadre&figlio
arriva la proposta che esaudisce il desiderio di 2 giorni a pagaiare. Hanno
registrato che i partecipanti alla prima 2 giorni in pagaia (http://vivalamula.blogspot.com/2019/10/muli-filo-dacqua-pagaiomula-vol2.html)
dopo aver sperimentato il lago, desiderano provare un’avventura in mare.
L’itinerario è: Portovenere-isola
Palmaria- isole di Tino e Tinetto.
Si può vedere nella mappa qui
sotto disegnata da Marco, il papà di Jacopo, nostra guida e mentore.
Avventuriero per vocazione, costeggiatore seriale di ogni anfratto e grotta
possibile.
Nella descrizione della gita
Marco ci ha anticipato che potremo anche andare a fare visita alla tomba di
Walter Bonatti a Portovenere. Tutti ci siamo chiesti: ma cosa ci fa Bonatti
sepolto al mare? Non era un alpinista? All’inizio pensiamo che sia uno scherzo,
ma googliamo e costatiamo che è vero, scopriremo poi il perché.
Ci troviamo all’alba a compattare
le macchine, i Ferrario e Dave si sono trovati già il giorno prima per caricare
le canoe sulle macchine. Dave ha una macchina nuova, sembra meno stabile della
precedente con le canoe sopra, ma io e Fede ci fidiamo e saliamo.
Arrivati a Le Grazie, l’imbarco
ci prende un po’ di tempo. Togliere le canoe dalle macchine, caricare tutto nei
gavoni, fare gli equipaggi.
Io mi aggiudico la doppia con la
mia compagna di sempre in canoa, e non solo: Fede Corti. La convinco che
nonostante il buon senso dica che la più pesante debba stare dietro, lei è la
più esperta e conviene che io vada davanti. Tutto questo nonostante le
raccomandazioni di Marco che ci dice carinamente che rischiamo l’inabissamento.
L’altro doppio è fatto da Jacopo
e l’intrepido Rizzi-mai-giubbotto-di-salvataggio-addosso. Sui singoli Marco e
il Mario.
Si parte da Le Grazie, usciamo
dal golfo e nel mare più aperto iniziano ad affollarsi barche ed onde. Io con
la solita allegria da avventura non ci penso molto, la mia compare più cauta e
saggia si fa un po’ silenziosa e pensierosa. Vedendo le foto mi sono resa conto
che forse aveva ragione lei.
Passiamo davanti a Portovenere e
svoltiamo a destra iniziando a costeggiare in direzione ovest, verso la zona
delle rocce rosse. Il paesaggio inizia ad incantarci.
Qualcuno intravede banchi di
pesci volanti. All’inizio quando me lo dicono penso scherzino, e invece, come
per la tomba di Bonatti è tutto vero. Anche io e Fede dopo un po’ ne vediamo.
Mi viene in mente questa canzone dei Sulutumana che parla proprio di quando “ho
visto i pesci volare” https://www.youtube.com/watch?v=3KKNv21psE8
Inizia ad avvicinarsi l’ora di
pranzo e cerchiamo un posto dove attraccare, ma con la scusa che nessuna
spiaggia è buona, tutte rocciose e difficili come approdo, Marco ci fa andare
molto oltre dove ci aspettavamo.
Arriviamo a questa bella
spiaggetta, tempo di un bagno e si pranza.
Ripartiamo pagaiando sui nostri
passi e ritornando verso Portovenere. Arriviamo all’isola Palmaria e si decide,
visto il meteo incerto per il giorno dopo, di fare oggi anche le isole di Tino
e Tinetto.
Risultato della giornata sarà una
tappa da 26 km, anziché 19.
Arriviamo alla spiaggia dei
gabbiani sulla Palmaria in tempo per preparare il bivacco prima che se ne vada
la luce. La temperatura è ottima, si decide di non montare le tende. Si dormirà
sui teli, con il saccapelo sotto le stelle. Io dormirò sulla mia amaca e
realizzo così un sogno: mi sento cullare infagottata tutta notte e un po’ la
sensazione è quella di essere tornata mooolto piccola.
Il bivacco non è proprio
autorizzato, anzi siamo vicini ad una zona militare. Quindi ci dobbiamo un po’
nascondere, a me questa cosa di essere un po’ pirati piace un sacco.
Il Mario motivato dalla ricerca
di una birra si trasforma in una guida alpina e ci conduce tutti (in
infradito!) su una scogliera, al buio e con le frontali. Anche qui sembra
impossibile, viste le notorie vertigini del Mario, ma anche questo è proprio
vero!
Torniamo e ci aspetta la cambusa
in spiaggia. Tiriamo fuori i fornelletti e ci cuciniamo la cena. E’ il momento
di un improbabile risotto in busta alla pescatora per me, Fede, Dave e Mario. I
Ferrario sono più esperti, più sani e saggi, anche in tema di cucina da
bivacco.
Andiamo a dormire al pensiero di
una mattinata di relax al sole il giorno dopo in spiaggia, prima di partire per
ritornare a Le Grazie dove abbiamo la macchina.
Ma l’imprevisto è dietro
l’angolo. Verso le 7 veniamo svegliati da una leggera pioggerellina, che però
non smette. Ci rifugiamo tutti sotto il tarp e rassegnati al fatto che non smetterà
facciamo colazione rapidamente, prepariamo i bagagli e ripartiamo. Sotto la
pioggia. A pagaiare.
Mi meraviglio di come sia
possibile pagaiare mentre piove, sentire l’acqua del mare più calda di quella
che viene dal cielo ogni volta che con le mani la sfiori pagaiando. Le onde
anche ora non mancano.
Ma alla fine le avventure mi
piacciono. L’imprevisto, il fuori traccia, fino a quando non c’è rischio, ma
solo un po’ più di fatica da fare, li vedo come un’opportunità, di
sperimentarsi e di vivere un’emozione un po’ nuova.
Bhe pagaiare sotto l’acqua a me è
piaciuto (una mattinata di sole in spiaggia di certo l’avrei apprezzata), ma
aver scoperto che puoi indossare un guscio anche a pochi centrimetri
dall’acqua, che l’acqua è navigabile anche con un po’ di pioggia, che le mie
braccia mi riescono a spingere anche così, bhe a me fa proprio appassionare a
queste avventure.
Arriviamo a Le Grazie sani e
salvi. Capiamo perché forse il posto si chiami così. Entrati nel golfo le acque
si calmano, probabilmente in passato arrivare qui nei giorni di mareggiate e
tempeste era una grazia. Io un po’ ci penso di quanto sono grata, di quanto
aver pagaiato per 2 giorni, essere stata a bivaccare, insomma un’avventura così
sulla carta potrebbeessere impossibile, e invece è reale.
Ricarichiamo le macchine,
facciamo un veloce giro a Portovenere, dove andiamo davvero a cercarla la tomba
di Bonatti e la troviamo. Piena di moschettoni, che guardano il mare. E
scopriamo anche perché è lì, per ragioni di cuore. Di Portovenere era Rossana Podestà, sua compagna di una vita.
Finiamo con un bel pranzo in
compagnia. Divertente e sorridente, come i giorni che abbiamo passato.
Ritornando per evitare le code la
macchina di Dave, con me e Fede finisce su per il passo della Cisa. La macchina
con le canoe montate sopra è anche quella fuori-luogo tra le montagne, ma è
evidente che il weekend doveva andare così.
Pagaiando ho pensato tanto che
stare fuori-posto a volte sia proprio la cosa giusta, osare un po’. A volte le
cose sono dove non ce le aspettiamo, ci sembra impossibile che siano lì, ma
basta crederci e conservare la capacità di meravigliarsi!
Marco arrivati al parcheggio dove
ci salutiamo ci chiede serio “ma stavolta non mi avete chiesto dove vi porto la
prossima volta, non vi è piaciuto?” Gli dico che è perché non osiamo, che ci
sembra di avere avuto già tanto. Ma invece no, certo che la desideriamo una
nuova avventura! Io esprimo già da ora il mio desiderio: 2 notti in bivacco,
mare, primavera 2021 ;-)
Viva la Mula
Viva il presidente
Viva i bivacchi, le amache e i
pirati
W le pagaiate, viva i pesci
volanti
Clara