La meta scelta è il monte Barro, spartiacque tra
Lecco e la Brianza, e il ritrovo è previsto per le 15.30 al parcheggio poco
sotto l’eremo del suddetto monte. A me piace la puntualità, parto quindi per
tempo dalla ridente Rescaldina Beach senza però tenere conto che le 14.30 sono
un orario pessimo; tutti quelli che escono dal ristorante belli mangiati e bevuti
conducono il loro mezzo di locomozione talmente lentamente che il Bod in bici potrebbe
superarli agilmente. Ciononostante riesco ad arrivare pseduo-puntuale al punto
di ritrovo, dove trovo già ad aspettarmi i fratelli Corti, l’Ernesto e la
Chiara. A spizzichi e bocconi arrivano tutti, alla fine si parte a camminare
con un’ora di mulesco ritardo.
Siamo talmente tanti, ne ho contati 24, che sembra
di essere ad una gita con l’oratorio. L’onere del consueto appello tocca a
colui che apertamente aspira alla carica di presidente, Zucco, che però
dimostra di necessitare ancora di un lungo periodo di training non ricordandosi
i nomi di almeno il 30% dei presenti. Il colpo di stato per ora è scongiurato,
il C.D.A. continuerà a vigilare con amore di madre sulla M.U.L.A. e i suoi
membri.
Iniziamo a salire lungo il sentiero creando un
biscione di essere umani che il Barro raramente ha visto; le ultime luci del
giorno ci permettono di fare la breve salita (45 min. circa) senza far uso
delle luci frontali, mentre sotto di noi la pianura immersa nella nebbia è
sempre più lontana.
Certo, se avessimo goduto del tramonto sarebbe
stato molto più bello ma ci viene negato dal mare di nuvole che ci sovrasta.
Tuttavia i santi protettori hanno messo anche questa volta il loro zampino e ci
consentono di sostare, stupiti, di fronte ad un tramonto insolito, un sole
rosso fuoco crea uno squarcio tra le nubi lasciando passare qualche prezioso raggio
prima di essere nuovamente inghiottito.
Se Asterix e Obelix avevano il bardo canterino Assurancetourix,
la Mula ha il Piter che, di fronte a cotanto stupore, decanta uno dei suoi
celebri componimenti in rima.
La salita prosegue facile e veloce fino a quando
incontriamo una deviazione indicata da un cartello che recita “sentiero
impegnativo”; quella maledetta dell’Anna, al grido di “Chi non la fa non gli
tira più”, pensa bene di mettere alla prova l’orgoglio maschile e così un
branco di pecoroni si incammina verso quel sentiero che, ben presto, si scopre
essere solo un’inutile perdita di tempo e null’altro. Ricompattato il gruppo
arriviamo velocemente in vetta mentre intorno a noi comincia a fare veramente
buio.
Il panorama che si gode dalla cima è stupendo,
siamo sopra uno spuntone roccioso che domina da un lato la pianura e dall’altro
Lecco e il suo lago.
La vetta larga è un tavolo perfetto per
apparecchiare il banchetto degli dei, la croce di vetta illuminata, oltre ad
essere uno spettacolo per gli occhi, è utilissima perché ci permette di non
utilizzare le frontali. Facciamo la consueta foto di gruppo (anche con gli
assenti di lungo corso) poi banchettiamo e beviamo… alcolici ovviamente, non
esiste banchetto senza il sontuoso nettare degli dei.
Stiamo quasi per scendere quando ci raggiunge lui,
il nostro presidente accompagnato dal fido scudiero e tesoriere Simo Melzi,
entrambi visibilmente accaldati per lo sforzo profuso nella veloce salita. Son
talmente sudati che si vede il calore corporeo disperdersi nell’aria, pensiamo
di raccogliere un po’ del prezioso essudato presidenziale un’ampolla ma poi
desistiamo, sarebbe un dono completamente indegno per noi.
Appurato di non aver lasciato rifiuti scendiamo
velocemente all’eremo per far quello per cui è stato organizzato il pomeriggio:
l’aperitivo. Ci accoglie un locale riscaldato da una stufa potentissima, uniamo
i tavoli e ci fiondiamo verso il secondo banchetto della serata, stavolta
preparato dall’oste. I “cotoletta” (espressione molto cara al Castagna)
l’aperitivo ce l’hanno nel sangue quindi noi si opta prevalentemente per lo
spritz, rigorosamente a base di Aperol o Campari. Ovviamente due giri per
tutti, così si sta sicuri che il livello alcolico rimanga sempre bello alto.
Questo è il tempo della convivialità e delle
chiacchiere, inframezzate da un numero pazzesco del sottoscritto che pensa bene
di rovesciare sul pavimento del prezioso alcol, ma che salva prontamente il
bicchiere da sorte certa con un riflesso degno di un supereroe.
Sul filo di lana ci raggiungono anche Bod, Ale
Dinota e Simone, giusto in tempo per ricevere l’ennesimo gesto di cura che la
Mula rivolge a chi partecipa alle uscite. È una piccola scatolina di carta al
cui interno contiene un braccialetto verde; siamo tanti singoli ma un solo
gruppo, ognuno ha quindi il suo braccialetto, ma tutti ottenuti dalla stessa
corda.
BUON NATALE!
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#lamulaalbar
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#lamulaèdono
#lamulaèstareinsieme
Loris
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