Ieri è stata una
giornata da sogno, finita sotto una breve ma intensa pioggia. Pioggia d’acqua
ma anche e soprattutto pioggia di disagio. Ma in fondo, come ho avuto modo di
apprezzare giusto ieri, tutto dipende dalla prospettiva.
Confusi? Capirete
ben presto.
Siamo partiti di
buon’ora alla volta di Bagni di Masino. Destinazione: rifugio Gianetti, 1350
metri più in alto.
Al rifugio
Gianetti c’ero stata nel lontano 2004, a 13 anni scarsi. Quel posto me lo
ricordavo raggiungibile tramite simpatici sali-scendi (arrivavamo dal rifugio
Brasca), era il posto dove avevo dormito per la prima volta al terzo piano del
letto a castello e dove qualcuno si era messo per sbaglio i miei scarponi la
mattina dopo. All’epoca le montagne le vedevo a malapena.
Ieri invece
continuavo, insieme ai compagni Muli ad estasiarmi davanti a questo bosco, poi
al bellissimo Pianone che fa da arena ad un anfiteatro di montagne degne della
Patagonia, con un torrente selvaggissimo ed erbe profumose, in un cielo da
cartolina. E anche noi, selvaggissimi, abbiamo azzannato la salita, ce la siamo
gustata e sudata ad ogni metro, chiacchierando come se niente fosse (vabbè...
ci piace crederlo) e ringraziando, forse prematuramente, il santo Espedito (che
mi insegnano essere il santo del meteo preferito). E poi sempre più su, dove
osano solo i Muli.
Settimana scorsa
si parlava di BANCHETTO DEGLI DEI: triclini, uve pregiate, suonatori d’arpa,
possibilmente tra le nubi dell’Olimpo...
Anche il nostro è
stato un autentico banchetto degli dei: il vino c’era, i panardi pure, le nubi
lombarde si addensavano alle spalle del rifugio e noi non eravamo tanto più in
basso dell’Olimpo (che Wikipedia colloca a 2917m). Avevamo anche i nostri
animali fatati: Porthos e Piattini!
A metà discesa,
quel torrente tumultuoso, azzurro, grigio e bianco era troppo bello per non
farsi un pediluvio. Ma pediluvio suona un po’ troppo impegnativo, non vi pare?
E così l’abbiamo chiamato Pucciapiedi. A volte anche un nome cambia la
prospettiva. E così ecco 13 muli più Porthos a balneare allegri, accarezzando
l’idea di buttarsi in toto nel torrente.
Eravamo del tutto
ignari che avremmo pagato il nostro spiaggiargi sulle rocce a goderci il sole.
Appena ripresa la
discesa, un tuono. Poi immediatamente il temporale e noi giù di corsa dal
sentiero. Ma poi mi sono fermata un attimo a guardare questo rinnovato panorama
bagnato, ho sentito il profumo della montagna sotto la pioggia. E mi è piaciuto
così tanto che ho tolto il cappuccio e ho deciso di godermi questo diversamente
bel tempo! Un po’ di disagio, ma non disagissimo...
Arrivati giù
invece ci siamo trovati davanti al disagio vero: il finestrino della macchina
di Medio infranto.
E niente,
imperversava la tempesta, avrebbe continuato, cocci di vetro ovunque, il povero
autista che è dovuto rientrare con un telo giallo al posto del finestrino. E
qui di prospettive da girare ce ne sono poche, salvo forse il biglietto
lasciato da chi ha fatto il danno per errore e la lealtà di Clara che ha
accompagnato Medio nel ritorno.
E qui qualcuno ha
iniziato a chiedersi: “Ma chi è che porta sfiga?” Chi è che è uscito con la
Mula le ultime due volte, in cui si è presa un sacco d’acqua, e che mai era
uscito prima? Il profilo mi corrispondeva.
Ma tutte queste
prospettive è qui che ve le aizzo contro: io sono uscita con la Mula due volte
e due volte abbiamo vissuto pioggia, grandine e disagio! Per come appare a me,
non è che è la Mula che porta sfiga???
Darò alla Mula
ancora qualche occasione di provarmi il contrario...
Anche perché, e
su queste note la chiudo, ieri mi è venuto in mente che uno sconosciuto è solo
un amico che non hai ancora conosciuto!
W IL SOLE
W LA PIOGGIA
W LE PROSPETTIVE
W IL PUCCIAPIEDI
W LE NEW ENTRIES
W LA MULA!
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