lunedì 22 gennaio 2018

Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie - Piancaformia invernale!

Quando Paolino mi ha scritto, ormai dieci giorni fa, che Richard Thomas - il principe delle Grigne (sorry, but the king of Grigne is undisputably Claudio Ghezzi, in my mind!) - gli aveva chiesto di ripetere la Pianca in invernale con lui sabato...ho subito pensato FIGATA. Per una settimana, mi sono ritrovata a guardare più volte le stesse recensioni/foto/video della cresta vestita di bianco...mi sono persa a fantasticare su come ci si potesse sentire là sopra...per poi tornare con i piedi per terra ogni volta che pensavo con ansia ai “tratti di misto”...

Fatto sta che anche con Paolino siamo arrivati al giovedì un po’ nell’incertezza, poi abbiamo scoperto che forse anche Brusa e Luchino (e il Bello che però ha poi rinunciato) avrebbero fatto volentieri qualcosa di un po’ diverso dalla “solita camminata” sabato...e allora anche con loro discorsi vari fatti di ma...se...però...non si sa...fino al momento della resa dei conti - il venerdì sera. Quando anche papà castoro ha dato la sua adesione, la decisione definitiva è stata presa: il ritrovo sarebbe stato a Lecco verso le sei e mezza e poi via verso il Cainallo.


SABATO MATTINA - L’EROICO ASSALTO
Partiamo baldi e speranzosi (e mezzi rinco data l’ora della sveglia…) dal Cainallo, il meteo ci è favorevole e non patiamo troppo il freddo, nonostante tutta l’ora fino alla chiesetta sia in ombra. 



Alla chiesetta breve pausa per ramponarci (io mi metto anche l’imbrago - della serie “tanto prima o poi ci leghiamo, vero?!”), poi ci tocca il traverso iniziale bello esposto, ottimo per entrare nella mentalità “expo”.

I ramponi tengono, la neve mica tanto, ma abbiamo voluto la bicicletta...quindi si pedala: seguendo le impronte del buon Richard (o meglio di Giorgio, amico di Richard che più tardi scopriamo si è preso l’onere della battitura della maggior parte del percorso) che è partito un’oretta prima di noi, affrontiamo la neve farinosissima della prima rampa, poi seguiamo un pezzo di filo, e l’avventura vera e propria ha inizio.

Bellissima la sensazione di vuoto da entrambe le parti, anche se mi è venuto un po’ difficile guardare giù :-D Tutto bene fino alle roccette...che già in foto mi avevano messo un po’ d’ansia, figuriamoci ad averle davanti e dovermici arrampicare con i ramponi. 


Guardo a destra e sinistra - errore! Sopra di me, Paolino è salito come uno stambecco, lui ci sguazza su questo terreno “misto”; sotto di me, Luchino che mi sprona e il Brusa che mi dice di respirare a fondo. Mi sistemano la piccozza nello zaino, prendo coraggio, e su! Esco dall’apnea poco sopra, e penso che tutto quello che viene sarà una passeggiata, ma ti prego niente piú pezzi simili (ovviamente gli altri mi dicono che non sarà l’ultimo)!

La richiesta viene esaudita per brevissimo tempo, in quanto presto ci troviamo al secondo passaggio di misto che per me è un po’ peggio del primo. Mi guardo intorno stile animale selvatico sorpreso in mezzo alla strada da un’auto in piena notte. Tento l’approccio e mi rimane in mano un pezzo di roccia a cui mi stavo appigliando. Guardo con occhi sbarrati i miei amici e penso “mamma muoio” (pensiero rivisitato non molto tempo dopo in chiave più letteraria con un bel “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”). Andando un po’ sulla fiducia, riesco in qualche modo a risalire, appigliandomi alternativamente a rocce e vegetazione (“mungo” una grossa radice di pino mugo perché tanto “in montagna vale tutto”). Chiedo conferma che questo sia il tratto più difficile della via, ovviamente la risposta è ancora no. Ma la fortuna (secondo altri, la sfiga, perché “sarebbe stato bello fare la cresta integrale…”) mi sorride: dopo un paio d’ore di su e giù sulla cresta innevata,







scorgo come un miraggio nel deserto la deviazione dalla cresta fino alla via della Ganda. Salvezza! Proprio all’attacco dell’ultima parte, la più tosta, quella della Piancaformia integrale, l’esperto Richard ha decretato che le condizioni della neve non erano sufficienti a percorrerla in sicurezza e ha quindi preferito tracciare il traverso per ricongiungersi a quello che sarebbe stato l’itinerario di discesa. Prima di poterlo cercare al Brioschi per ringraziarlo, però, rimane ancora un tratto che stavolta mette un po’ in difficoltà il Brusa, alle prese con la sua peggior giornata di sempre in montagna.
Lo osservo dalla cima fermarsi ogni due passi in preda ai crampi alle gambe...vorrei prenderlo un po’ in giro, ma in fin dei conti...ci sarà tempo per questo e altro (lui e Luchino che ricordano la mia faccia terrorizzata sulle roccette :-D) una volta con le gambe sotto al tavolo e un piatto fumante tra le mani.



SABATO POMERIGGIO - LA RITIRATA DALLA RUSSIA

Cibo caldo, birra fresca, condivisione di cioccolati vari e risate con i tracciatori della cresta, Richard e Giorgio, ci rimettono in forze - o forse ci danno il colpo di grazia, perché quando viene il momento di scendere

le gambe sembrano essere diventate un po’ di gelatina. In mezz’ora facciamo veramente tantissima strada, perché si scende a balzelloni in un mezzo metro circa di neve morbida lasciandosi anche un po’ scivolare; poi la via del rientro si trasforma in una bella ravanata in cui procediamo affondando costantemente e fatichiamo a procedere nei lunghi semipiani.

Finalmente raggiungiamo la Bogani (tristemente chiusa), dove ci prepariamo psicologicamente ad affrontare l’ultima salita...i muscoli ormai non spingono più! Siamo tutti concordi nel constatare che questo sia in assoluto il pezzo peggiore della via della Ganda :-P


Quando raggiungiamo il parcheggio alto, chissà perché ringraziamo e salutiamo i nostri nuovi amici e scendiamo dritti per canalone con tracce di ciaspolatori e scialpinisti...non l’avessimo mai fatto, ci sembra di metterci il doppio a raggiungere la macchina, perché a metà del canalone dobbiamo prendere la strada ghiacciata che va a destra all’infinito...le gambe si muovono ormai per inerzia, la luce è diminuita sempre di più, e una volta raggiunta la macchina (ultimo mezzo nel parcheggio), non ci resta che accendere le frontali per sistemare ramponi, zaini, scarponi...che dire, siamo cottissimi ma anche contentissimi! 




W le decisioni prese all’ultimo minuto!

W Giorgio e Richard che ci hanno battuto la traccia (se no...chi lo sa se saremmo arrivati mai?!?!)!

W Papà Castoro che nonostante la “giornata peggiore di sempre” mi ha spiegato come cavolo usare sti benedetti ramponi anche dove non c’è la neve!

W Luchino che era lì pronto a prendermi al volo...almeno spero!

W Paolino che mi ha mostrato la via!

W gli amici, quelli di cui ti puoi fidare!

W la Piancaformia che non mi ha respinto e neanche voluto portare via!


Insomma #vivalamula, che è amicizia, montagna e avventura!!!


Fede

1 commento:

  1. Grandi sempre e comunque ... sonbeimomenti.... mi piace il tuo racconto quindi doppicomplimenti

    RispondiElimina