Venerdì pomeriggio,
la Mula è in fermento come al solito, siamo tanti, la montagna è bella e ce n’è
un po’ per tutti i gusti, quindi i botta e risposta di chi c’è quando per
andare dove e come non si risparmiano. Sabato dovrei riposare, dopotutto sarò
in montagna anche domenica…ma ho comprato ramponi e piccozza per non dover più
dire di no alla montagna vestita di bianco, sono lì da una settimana in camera
che mi guardano e chiamano a gran voce, quindi colgo la palla al balzo quando
il Fralò lodolo lodolo lodolo lodolo lodi dodo ldodldoddodoodleodlooddio
(semicit.) dice di voler andare a fare il Canalone Porta in Grignetta di
sabato, non potendo aggregarsi al gruppo del Grignone via Cresta Piancaformia
della domenica. Ovviamente, due parole dell’esperto arrampicamulo Brusa mi
spengono: il Canalone Porta per una principiante che ancora manco è arrivata al
principio vero e proprio non s’ha da fare. Memore del racconto interessante di
Claudiano dell’anno scorso, arriva l’illuminazione – possiamo salire in Grignetta
dalla direttissima! Un po’ ingenuamente, penso che il fatto che lui l’abbia
fatta nella stagione calda sia irrilevante, ormai l’idea è nata, la proposta
viene accettata dal Fra e dopo aver definito gli ultimi dettagli (sveglia non
all’alba, dice lui – partenza ore 7.30 da casa mia e il sole ancora non si
vede! / porta delle fettuccine per sicurezza, mi fa – faccia totalmente priva
di espressione anticipa la mia risposta “cosa sono le fettuccine?”), l’uscita è
organizzata.
Sabato mattina, partiamo in orario, il Fra ha dimenticato
portafogli con soldi e documenti e occhiali da sole (gentilmente prestatigli
dal Mario in versione comatosa delle sette di mattina), ma scarponi, ramponi, imbraghi,
fettucce e moschettoni ci sono: possiamo andare. Iniziamo puntuali anche la
camminata vera e propria dai Piani dei Resinelli, a parte qualche incertezza
sul sentiero segnato non benissimo in un bivio, proseguiamo disinvolti, un po’
ci spiace perché nonostante le previsioni
(solesolesolesolosolenientaltrochesole) più che positive, ci ritroviamo quasi
da subito in mezzo a una foschia bassa che ci libera la visuale per farci
godere del panorama solo in alcuni punti ben selezionati (clic!).
A un certo punto, capisco che
FORSE in realtà questo è un vantaggio! Infatti, ci troviamo durante la salita
(già camminavamo da un bel pezzo, con qualche catena sparsa qua e là e neve
zero) di fronte a non una bensì DUE SCALETTE che a vederle sembrano la roba più
instabile del mondo (“vai vai non ti preoccupare, sulle scalette puoi andar
sicura, sono la cosa più stabile che ci sia!” – rifletto ora sulla conseguente
conclusione logica del ragionamento QUINDI LE CATENE NON LO
SONO?!?!?!?!?!?!?!?! Meglio abbandonare la logica ogni tanto, va :-P). Mi
imbrago velocemente, faccio uso come già nelle catene precedenti dell’appena
appreso (prima ferrata) meccanismo di sicura dato dalle due fettucce con
moschettoni e mi lancio. Non mi volto, e non lo farò neanche arrivata in cima
alle scalette: l’adrenalina mi scorre a manetta nelle vene, per qualche momento
mi sento la testa leggera, però il peggio è passato e si può proseguire. La
direttissima tutto è meno che diretta, secondo me, perché camminiamo ore e ore
(credo circa 4 fino all’ultimo cartello pre neve, ma non sono sicura) prima di
arrivare finalmente al bivio Rosalba a sinistra – vetta della Grignetta su
sentiero Cecilia a destra. Ci passano due uomini e una donna imbragati,
incordati, incaschettati, ramponati e piccozzati provenienti da un sentiero
dove ci dicono essere sprofondati fin oltre il ginocchio nella neve. Una vocina
dentro di me inizia a fare suoni preoccupati, ma mentre facciamo uno spuntino
(non mangio nulla dalla colazione fatta prima delle sette di stamattina, ma
stranamente è più la testa che vuole mangiare qualcosa, perché credo di essere
talmente su di giri da non sentire la fame – ancora) la ignoro bellamente!
Seguiamo i tre, che sono andati dritti proprio sul sentiero per la vetta dove
dobbiamo passare anche noi…e appena qualche passo dopo, li vediamo ribattere
indietro. Chiediamo spiegazioni, e la donna ci spiega che è tutta da battere
(ok che non sono mai salita su neve…però perfino io intendo il significato –
sarà dura) e che lei non si fida, quindi scenderanno passando dal sentiero da
dove siamo saliti io e Fra. COSAAAAAA?!?!?! Capisco ora forse per la prima
volta davvero che o andiamo avanti di qui, arriviamo alla tanto agognata vetta
e poi scendiamo comodamente per la Cresta Cermenati, o MI TOCCHERÀ RIFARE
QUELLE SCALETTE DEL CAVOLO IN DISCESA!!!!!!!
Il solo pensiero mi fa venire male dentro, cerco di nascondere l’ansia che sale
(chiaramente senza riuscirci), mentre Fra mi aiuta ad indossare i miei ramponi
per la primissima volta (nella vita mia e dei ramponi), dicendomi che proviamo
a vedere com’è e poi “semmai torniamo indietro” (porca miseria, sta storia del
tornare indietro in montagna inizia a sembrarmi proprio una vaccata hahaha).
Visto che la donna si lamenta che le dispiace che per colpa sua Andrea (“la
prossima volta che mi dai del lei ti inculo” cit.), il più esperto del
gruppetto a quanto pare, debba abbandonare l’impresa per causa sua, e visto che
a lei e al compagno non serve la corda per scendere da dove siamo saliti noi…
troviamo un accordo: Andrea ci accompagnerà in vetta, così noi (leggi: IO)
saremo più sicuri, e lui non dovrà rinunciare una volta giunto così vicino alla
meta. Per un attimo mi sento sull’orlo del baratro: MA CHE CAVOLO STO
FACENDO?!?!?!?! Penso con sconforto alla mia piccozza (anch’essa da
battezzare…ma rimasta nel bagagliaio dell’auto dopo un rassicurante “tanto non
ci servirà, lasciala pure qui che è peso inutile in più” da parte di Fra), ma
il problema del sostegno/appiglio di sicurezza si risolve facilmente con una
racchetta telescopica delle mie a testa per me e Fra. Fra mi legge le emozioni nello
sguardo (c’è scritto a caratteri cubitali VOGLIO TORNARE INDIETRO) e mi
incoraggia – la sua spintarella mi fa superare lo stallo e salto nel buio. Da
questo momento in poi, è tutto nuovo, tutto esilarante, tutto preoccupante,
sono eccitata, agitata, me la sto facendo sotto, la fredda sensazione di
bagnato ai piedi dopo i primi passi immersi nella neve (non abbiamo neanche le
ghette – si è capito che non ci aspettavamo di trovare così tanta neve?!?!?!?)
svanisce con il nuovo picco di adrenalina che mi scalda dentro. Si inizia, non
siamo ancora legati quindi la paura è alle stelle, ma Andrea mi è davanti e
dirige la spedizione con passo sicuro, indicandomi la via, e Fra mi è dietro, a
chiudere la fila e darmi suggerimenti quando non so cosa fare (la lista è
lunga…non capisco in che mano tenere la racchetta per puntellarmi, devo
sforzarmi per spingere bene i ramponi a fondo nella neve, un po’ tremo perché
se lo sguardo per un attimo va giù…meglio non pensarci). Il punto peggiore del
percorso viene raggiunto quasi subito, ci sono un paio di catene che però sono
sommerse dalla neve, e bisogna superare una piccola goletta…è giunto il momento
di mettersi in cordata (prima cordata), perché in qualche modo bisogna
assicurarsi a vicenda per il passaggio. Io sono nel mezzo, mi sto già cagando
sotto, però da quando ho iniziato ad arrampicare qualche mese fa nella mia
testa corda = sicurezza, quindi già essere attaccata agli altri mi dà quel
pizzico in più di fiducia in me stessa. Superiamo la goletta senza grossi
problemi, e si prosegue, sempre su neve, sempre su sentiero che o sai per dove
passa, o cavoli tuoi, perché i segnali ogni tanto si vedono su massi che
sbucano dalla neve…ma ogni tanto anche no.
1
Poco dopo il passaggino tosto, ci si gode un bel traverso
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3
Il Fra chiudifila, la mia assicurazione personale
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Meno male che Andrea ha fatto la direttissima almeno un centinaio di volte in tutte le stagioni, quindi non ho mai il dubbio che ci troviamo sulla strada giusta. Che fatica camminare con i ramponi, il grande Andrea si deve smazzare tutta la “battitura” del percorso, perché purtroppo è quello che pesa di più e quindi sprofonderebbe se fosse Fra a stare davanti. A me onestamente va anche bene, perché Andrea va bello spedito, ma Fra si assicura spesso che io stia procedendo bene, continua a darmi consigli utili e riesce a trasmettermi tranquillità così non vado troppo su di giri. Dopo un primo pezzo completamente su neve sul versante nord, iniziamo a trovarci su crestine, è più un su e giù su misto roccia-neve, e qui per la prima volta da quando ho capito che i ramponi mi avrebbero tenuto su ovunque sulla neve rimpiango di averli ai piedi (anzi, in alcuni punti rimpiango di non avere le scarpette da arrampicata, anche se il Fra ovviamente sottolinea che non avrei più i piedi da un pezzo con quelle nella neve…vabbè, dettagli ;-) ).
2
Che fatica sulla roccia con i ramponi!
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Faccio molta fatica su misto, queste appendici dei miei scarponi mi fanno un po’ inciampare, ho paura che non tengano sulla roccia (ma poi che rumore fanno, come quello delle unghie sulla lavagna, AIUTO!), mi incastro tra i sassi… questa prima volta (prima salita su misto) mi lascia un po’ perplessa nell’insieme, ma nonostante la fatica – ed i primi crampi allo stomaco, ho una fame boia ormai! – si prosegue ancora! Arriviamo infine ad un canale verticale tutto bello innevato, ormai si vede il ricongiungimento alla Cresta Cermenati, il mio cervello già si sta pregustando i panini a giudicare dai
rumori provenienti dalla pancia, quindi ULTIMA TIRATA
4
Da quassù si vede fin quasi al lago di Lugano
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che spacca letteralmente i
muscoli già belli provati da tutte le avventure delle ore precedenti, e siamo
arrivati…alla cresta :-P Togliamo i ramponi SODDISFATTISSIMI del successo della
nostra impresa e ci inerpichiamo veloci fino alla vetta, quando arrivo abbraccio
la croce
6 Abbraccio la croce a metà tra l'esaltato e l'esausto
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perché NON STO PIÙ IN PIEDI
dall’emozione, dalle forze che mi hanno disertato di botto, dalla felicità di
AVERCELA FATTA!!!! Ringrazio il nostro accompagnatore Andrea, e mentre io e Fra
ci facciamo i panini (ovviamente i miei ripieni di Thomy, l’ho sognata ad occhi
aperti per sei ore in fin dei conti!),
7
Il Fra si gode i panini
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8 Andrea scrive, forse ai suoi amici ribattuti indietro? |
gli offro un pezzo della mia torta cacao e
pere, che sembra apprezzare seppur mezza congelata. Lui e Fra si scambiano i
numeri di telefono: potranno così mandarsi le foto fatte stasera…già perché
mentre io cercavo di stare appigliata a qualsiasi cosa capitasse sotto mano o
sotto rampone, loro si mettevano pure a fare le foto hahahahaha fa niente, sarà
l’arrampicata o sarà che sono una mula (o una capra… opinabile), ma a me piace
stare a contatto con la montagna con tutte e quattro le zampe :-P Io e Fra
mangiamo (ormai i rumori che vengono dal mio ventre si sono fatti
imbarazzanti…mentre mangio penso di aver raggiunto il nirvana), poi entriamo
brevemente nella fantastica astronave che adorna la vetta della Grignetta a
mangiarci la torta restante e scaldarci un po’
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Nel bivacco troviamo l'adesivo Mula! Ci chiediamo quale amico l'abbia apposto e
quando!
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(bivacco Ferrario sul
distrutto andante all’interno, ci viene in mente che si potrebbe proporre di
portarne a valle un pezzo per uno nei prossimi tempi per sostituirli man mano),
poi all’alba delle tre ci rimettiamo in cammino verso valle, un po’ perché è
ora, un po’ perché purtroppo c’è arietta fresca in cima e il poco che si era
aperto e schiarito quando ci eravamo ricongiunti alla Cermenati si è richiuso
in nebbiotto – peccato! La discesa è lunga e dolorosa per gli arti
sovrasollecitati (i miei, il Fra sembra in perfetta forma…non ho capito dove ho sbagliato),
ma la ricompensa ci aspetta sottoforma di torta homemade (buonissima!) del
baretto ai Resinelli dove facciamo pit stop prima della macchina.
Grazie mille ad Andrea senza il quale non ce l’avremmo fatta (per mancanza di attrezzatura/traccia/esperienza)!!!!!!!!!
Grazie mille al Fra Lodolo per…l’elenco è troppo lungo, diciamo per questa splendida avventura che riassume tutto!!!!!!!!!
Grazie mille alla mula, perché con voi la vita è avventura, è scoperta, è condivisione, è BELLA!
#vivalamula !!!
#vivailpresidente !!!
#vivailFraLodolo !!!
#vivaAndreaverouomodelleGrigne !!!
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