mercoledì 3 maggio 2017

"Un quasi rifugio Benigni" - 23/04/2017

La partenza dal rifugio dell’Avaro avviene con qualche quarto d’ora di ritardo…e fin qui tutto nella norma. Ci perdoneranno i Muli in attesa per averli lasciati in compagnia di vento freddo e temperature di febbraio.
D’altronde, è così che si forgia lo spirito e il fisico!





Partenza: si sale. I prati sono di un verde chiaro, ancora sbiadito per la neve appena sciolta, e appaiono come una distesa di cespugli morbidi (in realà pungenti al tatto).
In testa l’impaziente Mattia, che insieme  Michele e Sean, ci fanno strada nella loro amata val Brembana.
























Dopo circa due orette, tra il  vento gelido, molte chiacchiere e qualche discorso serio, raggiungiamo una forcella:   Il rifugio Benigni è lì a due passi, nascosto. Purtroppo la marcia è interrotta per l’impraticabilità della gola che porta al rifugio, ricoperta di neve e pericolosa senza ramponi. Vince la saggezza. Ci fermiamo a pranzare (questa è la saggezza:-))!



Facciamo l’appello e la preghiera di benedizione del cibo. Lo spirito dello Zurgi è subito con noi.
Il pranzo: momento piacevole e di condivisione, seduti su un’erba ispida, al riparo dal vento, illuminati da un sole caldo e incoraggiante. I discorsi troppo noiosi, seri e puri per essere ricordati...vi bastino queste foto:














Sorridenti e con la pancia piena:

 


A questo punto Fra Navoni, l’ideatore dell’escursione, studia vie alternative. Tre opzioni: la prima è quella di tornare al rifugio di partenza sui passi precedentemente camminati, la seconda consiste nel completare l’anello scendendo dalla valle e risalendo dai tornanti asfalatati, la terza (la più incerta) percorrere l’anello che riporta al rifugio passando dal lago del Pescegallo.
Il gruppo si divide: i più arditi e avventurosi  e quelli che hanno bisogno di un Obiettivo per sentirsi soddisfatti,  optano per il Pescegallo; gli altri, in pace con se stessi ed - aggiungo – previdenti, tornano per la via percorsa pocanzi.
A guidare quest’ultima spedizione sono le mitiche e belle Mule Annarosa, Federica, Arianna, Cristina: Michele e Mattia sono in mani sicure e arrivano sani e salvi e “prestamente”, al rifugio.



Per la sottoscritta è giunto, invece, il momento di onorare l’orgoglio delle Mule e così opto per la prima opzione.   
Mi attira l’idea di calpestare l’ultima neve della stagione e così seguo i Muli Francesco, Danielo, Sean, Drummin’Simo, Davide, Andrea, Zucco- Stucco, Gerva. 
Daniele se ne scende, scivolando di culo dal pendio innevato, per fortuna niente sassi. Io mi diverto invece a scivolare sulla neve e metto in pratica le tecniche di sci ed equilibrio faticosamente imparate da fanciulla. Troppo divertente!




Tra un passo, qualche scivolata e una chiacchiera raggiungiamo un altro rifugio e poi il lago.  L’acqua è poca ma di un bel colore celeste; parte della superficie del lago è bianca di ghiaccio.

Non so voi, ma i panorami sono mozzafiato: neve e terra; chiaro e scuro; inverno e primavera.










Facciamo una piccola sosta al lago e scattiamo una foto. Davanti a noi vi è una ripida salita che decidiamo di percorrere con la speranza di poterla ridiscendere dalla parte non visibile e  tornare all’Avaro.  Ripartiamo. Parte di noi, invogliata da Sean, si imbatte in un attraversamento paludoso che doveva fungere da scorciatoia e, tuttavia, non rivelatasi tale.  Per sapere se ne è valsa la pena, interrogate Sean per via del suo esplosivo entusiasmo alla cosa.  
Compatti,  iniziamo la salita. Trenta minuti di passo cadenzato per non perdere il ritmo. La stanchezza incomincia a farsi sentire. Il Mulo più in forma sembra essere Davide che vince il "premio stambecco" dell’escursione.
Arriviamo in cima e ci aspetta una spiacevole cognizione : il pendio che segue è carico di neve e ghiaccio ed è  impraticabile in sicurezza.  I Muli “dal curriculum più lungo e vario” in tema di montagna, con umile saggezza sono unanimi nel valutare alquanto pericoloso continuare il cammino in quella direzione.  Non ci resta che tornare indietro!
Affranti ma motivati dal lungo percorso che ci attende, riprendiamo la marcia con buon passo.

Il primo punto ristoro è breve ma essenziale. Ci manca buona parte di pendio innevato per arrivare alla forcella della sosta-pranzo di qualche ore prima.  
Qualcuno accenna ad una certa somiglianza ai soldati dal rientro dalla Russia.







Arriviamo alla forcella, sono le 17 o  poco prima. Si fanno scommesse sull’ora di arrivo. Il clima è gradevole e il vento è calato, il cielo prepara i colori del tramonto. La prospettiva dei  Muli è già il rifugio.
Percorriamo gli ultimi metri di dislivello in salita e poi inizia la discesa verso il rifugio. Nel discendere incontriamo i nostri cugini : camosci e stambecchi.  Non sono di grandi parole ma non mostrano paura della vicinanza.



 A questo punto, divisi a gruppetti a seconda della velocità di passo, arriviamo a scaglioni al rifugio. Per gloi ultimi si son fatte le 18.27 -  1375 metri di dislivello totali.
Ad attenderci al finale la gioiosa combriccola con cui brindiamo al sapor di panache.

Saliti sulle macchine, raggiungiamo pizzeria La Torretta di Valbrembo per concludere la giornata con una buona cena.  Infine  i saluti e le partenze verso casa ed il meritato riposo.


W LA M.U.L.A.
W IL PRESIDENTE
W IL RIFUGIO QUASI BENIGNI!


                                                                             Fra
                                                                             

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